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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO III.
   123
   « del popolo romano questo tacito castigo sembrò valido e suf-« fìciente ».
   Faremo alcune considerazioni sull' importantissimo racconto liviano.
   Il tempo dell' avvenimento è 1' anno 545 d. R. = 209 a. C., durante il V consolato di Q. Fabio Massimo, il prudente cun-ctator, ed il III di Q. Fulvio Fiacco, e durante il tribunato per la plebe di C. Publicio, cittadino forse atriano, ardente di patriottismo e di democratici sensi. Osserva giustamente il Mommsen 1 che i comuni defezionanti situati nel Lazio, nel-l'Etruria, nella Marsica e nella Campania nordica, erano quelli che meno degli altri, per danni immediati, avevano sofferto della guerra. Nessuno infatti - nemmeno Alba e Carsoli, poiché Annibale, allorché da Atri piombò sui Marsi, non potè giungere fin là - fu devastato dai Puni. Non così quelli rimasti fedeli, come Atri, Lucerà, Venosa, Spoleto, Fermo, Piacenza, Cremona. Appare quindi che il legame con Roma fosse tanto più forte e tenace, quanto più le colonie latine erano distanti da Roma ; ossia, mi si permetta il bisticcio, quanto meno erano propriamente latine. Nel Piceno, al sud di esso, a Piacenza e a Cremona, in piena Gallia, il che è più meraviglioso, s'era compreso, meglio che alle porte di Roma, che dalla vittoria nella presente guerra dipendeva la loro propria salvezza, se era possibile, ancor più di quella della stessa capitale ; e che questa guerra si faceva, non solo per Roma, ma per l'egemonia latina sull' Italia, anzi addirittura per l'indipendenza nazionale italiana. Il fatto è strano e merita studio, non ostante che può ben credersi che le città defezionanti agirono solo per un impulso irrefìessivo, per esaurimento e per desiderio di porre fine alla guerra, ma che avrebbero respinto con ribrezzo il progetto di una lega coi Fenicii. Non pertanto, la loro secessione ebbe subito un' eco tra le popolazioni soggette. In Arezzo fuvvi fermento e fu scoperta una congiura etrusca
   i St. Boni., op. cit. lib. Ili, cap. VI, 10,