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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   LIBRO III - H ATRI A SOCIA DI ROMA
   il principio della line miseranda di Caio, pari a quella di Tiberio e di Emiliano. Il console Caio Fannio usò verso la plebe quest' argomentazione : « Credete voi - egli diceva - che « concedendo si tutti i Latini la cittadinanza, troverete allora, « come oggi state innanzi a me, posto nelle adunanze citta -« dine o nei giuochi e nelle feste popolari ? Non vi pare piut-« tosto che questa gente occuperà tutti i vostri luoghi ? ». — « Un siffatto oratore - osserva il Mommsen (loc. cit. p. 99) -« sarebbe stato fischiato dai cittadini del v secolo che in un « sol giorno avevano concessa la cittadinanza a tutti i Sa-« bini ». Un altro colpo ebbero i Latini e Gracco, e fu l'elezione al consolato di L. Opimio, il distruttore di Fregelle, uno dei più violenti ed accesi reazionari i del partito dei nobili (632 — 122).
   La quistione agraria del ricupero dei demanii, non solo fu interamente annullata dal sopravvenuto governo di reazione contro l'opera dei Gracchi, ma ebbe un peggioramento, poiché fu convertito in proprietà libera ed assoluta quello che prima era censito. Ciò però solo pei nobili romani, chè le terre demaniali latine furono lasciate nell'antica condizione pattuita, in generale enfìteutica. Il che costituiva una nuova ingiustizia, che per allora, del resto, fu un guadagno, poiché il tribuno M. Livio Druso, ligio al Senato, aveva fatto approvare, in opposizione a Gracco, l'istituzione di dodici colonie italiche sui possedimenti demaniali tenuti dai Latini. Questi erano i soli in Italia, oltre i Romani, che avevano conseguiti territorii estesi fuori dell' àmbito delle loro città e delle loro colonie : pel jm eommercii potevano possedere anche nel comune di Roma.