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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO III.
   151
   risposero col farlo proditoriamente trafiggere il giorno stesso del suo trionfo, quando, cioè, fu approvata dai comizii la sua legge italica. La sua sorte doveva fatalmente essere comune a quella dei predecessori, che avevano sostenuta la stessa causa.
   Nulla ornai poteva più rattenere l'impeto degl' Italici. Il vaso delle ingiurie era traboccato (663 d. R.).
   II. Ascoli ed Hatria (663 d. R. = 91 a. C.). — L' uragano scoppiò nel Piceno, a poche diecine di miglia dalla nostra Hatria, nell' indomita Ascoli, che, non mai sorda all' appello della rivolta contro Roma, aveva cominciato ad insorgere, come dicemmo, fin da trentaquattro anni innanzi, quando Fregelle dichiarò guerra alla capitale. Invero nessun' altra città, fuori del Sannio, aveva Roma così ostile come Ascoli, che non aveva mai saputo perdonarle 1' assoggettamento del Piceno e la perdita della sua egemonia. La sua condizione era quella stessa di Taranto e delle altre città greche. Apparentemente essa era, al pari delle altre, un comune federale indipendente, senza dritto a suffragio; ma, nel fatto, noi sappiamo come tale indipendenza fosse ornai rispettata da Roma. Per Ascoli ne abbiamo una prova nei particolari e nella causa stessa del tumulto che iniziò la guerra sociale italica. Si rileva da essi chiaramente quale calcolo faceva Roma dell'autonomia di quella città, e in quale sudditanza era essa invece tenuta sotto la scure del pretore del Piceno.
   Assai diversa, al contrario, era la condizione di Hatria, frutto - come per la rivale - di quel sapiente calcolo politico, che portò Roma a stabilire quegli aspri antagonismi tra luogo e luogo, sui quali imperava. Divide et impera fu la sua massima immortale. L'odierna sua cieca condotta, rispetto agi' Italici tutti, nuoceva, senza dubbio, a tale politica, attutendo gli attriti ; ma non riusciva a distruggere ciò che era opera dei secoli ed era radicato nella sua costituzione. Non ostante le offese ricevute anche dai Latini, non era facile ac-cumunare sì questi che i socii italici in un sol grido di guerra.