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l'arte II - I conti di Apruzio.
Spinetoli. Più tardi, con diploma dei 18 di settembre del 1185, l'imperatore Federico Barbarossa conferma a Rinaldo, vescovo e conte di Ascoli, la stessa donazione, nella quale si dice compreso il castello di Appianano (« Aponeanum »). Di qui si scorge la vastità de'possedimenti de'nostri conti, e che si estendevano non solo nella contea di Penne, come abbiamo veduto, ma anche in quella di Ascoli. Del resto di altri paesi signoreggiati dai medesimi nel territorio ascolano, e materia di contese fra essi eque' prelati, abbiamo già discorso nella parte topografica di questo lavoro (b, § 10) e tratteremo anche più avanti al luogo di Roberto I (n. XV, § 10).
5. Da questi due diplomi risultano per la storia feudale e genealogica de' conti aprutini tre cose: 1° che al conte Matteo era premorto il fratello primogenito Enrico, di cui non più si parla dopo i due su esaminati atti del cartulario (n. XIII, §§ 3 e 4); 2° che egli appare in questi diplomi imperiali solo e non più associato ai fratelli come in quegli atti del cartulario. Quest'ultimo fatto, che sarebbe contrario alla legge seguita dai nostri conti, non può essere dichiarato soltanto coi due suddetti diplomi; ma sarebbe per ciò necessario l'esame dell'atto di donazione del conte Matteo, in cui certo sarebbe apparso il modo della elargizione. Trattandosi però di lascito testamentario, non vi potevano partecipare altri, e quindi bisogna supporre, che egli, salvo il diritto longobardo, a cui obbediva, avesse donato ciò, che spettava a sò solo in seguito certo a divisione, chi sa se non fatta dopo la morte del primogenito Enrico, nella quale gli fossero toccati i feudi aviti dell'ascolano. Ciò del resto era uso di famiglia, anzi di questi stessi fratelli, giacché vedremo l'altro germano Guglielmo (n. XVI, § 3) nel 1160 tener feudi dal fratello conte Roberto. Un'altra ragione di ciò potrebb'es-