XV. liobvrto I.
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meato di assicurazione, dopo aver forzato il senso nel tratto del medesimo (doc. XV) « Ego Comes Robertus «et Guillelmus iuro tibi» indicante chiaramente l'associazione loro nel dominio, uso longobardo contrario a quello normanno, e ristrettolo ad esprimere soltanto « una certa ingerenza in Apruzzo », conchinde col dichiarar normanna la famiglia di Roberto c di Guglielmo (1). Convinto di ciò, egli doveva quindi metter da parte la citazione del cartulario, da lui indubbiamente vista nelle schede del Brunetti (2), sui sei fratelli de Aprutio del 1122 e specialmente su quelli chiamati Roberto e Guglielmo; giacché essa, pensiamo noi, lo imbarazzava nella distribuzione dei nomi comitali, tanto più che da una. parte egli non aveva veduta la stessa citazione di que' sei fatta sul cartulario dell'Antinori (ciò che forse l'avrebbe scosso nella sua convinzione) e dall'altra avea letto nel Delfico la sola menzione dei conti Enrico e Matteo. Quindi il ricomparire, al principio del dominio normanno, de' nomi dei due conti Roberto e Guglielmo gli fece pensare, che la menzione del Brunetti fosse errata e che questi due personaggi non giA ricomparissero, ma fossero invece due nuovi conti aprutini dell'epoca e della stirpe normanna e perciò come tali egli li determinò.
Così noi spieghiamo l'opinione del Palina. Ma egli, così giudicando, non pensò: 1° Che l'incominciata dominazione normanna non costituisce una difficoltà per la permanenza degli antichi conti, perocché quei conquistatori lasciarono indisturbati i feudatari che a loro
(1) Palma, op. cit. voi. I, cap. XXVIII, in princ.
(2) Le traccie degli studi del Palma sui mss. brunettiani appaiono frequenti nei margini di questi con postille, segni, ecc. di sua mano.