XV. liob-rto I. 1 121
st'epoca non t'osso più tra i fratelli de Aprutio quella uguaglianza di diritti tanto chiaramente apparsa negli atti comitali di tutti e sei i fratelli del 1122 ed anche ne' due giuramenti del 1140. Ora noi di tal fatto crediamo poter fornire una naturale e semplice spiegazione. Non si tratta in esso di diminuzione di diritti da. parte del secondogenito Guglielmo in faccia al conte Roberto, ma solo di cessione di feudi fatta da quest'ultimo al minor fratello. Per siffatta ragione soltnnto (iu-gliclino era divenuto, e per quei tre feudi, sulfeudatario di Roberto, e come tale egli quindi doveva dichiararsi in quell'elenco. Inoltre nasce un'altra difficoltà dal vedersi nei suddetti due giuramenti del 1140. si poco lontani dagli alti comitali del 1122, nominati soltanto i due fratelli Roberto e Guglielmo e taciuti del tutto gli altri quattro: Enrico e Matteo, citati prima, eri Attone e Tancredi, mentovati dopo i due suddetti. Ora, come si spiega tale improvvisa e simultanea scomparsa? K mai possibile il supporli morti tutti e quattro all'epoca dei giuramenti e specialmente i due ultimi nominati e quindi i più giovani, Attone e Tancredi? Per spiegare tutto ciò, noi supporremo, ehe de' sei fratelli questi due soli, Roberto e Guglielmo cioè, seguissero il partito de' nuovi conquistatori, e gli altri invece si tenessero fedeli alla potestà papale e che perciò essi soli rimanessero in possesso del potere comitale e dei beni feudali nel nuovo regno. Quindi essi due soli doveano comparire nei documenti posteriori all'invasione normanna, e non più apparirvi gli altri fratelli giù spogliati e banditi. Tale nostra ipotesi viene confermata dal fatto del secondo tra loro, del conte Matteo cioè, che abbiamo veduto (n. XIV, § 4) assegnare in testamento i suoi feudi ascolani al vescovo di Ascoli: ora. non mostra ciò. clic egli, abbandonata l'avita dimora e perdute le signorie apru-