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Opere Complete
Volume Terzo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1914, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   GIUSEPPE DEV1NCENZÌ
   cui possa comunicare il movimento. Le colpe per emendar-sene vogliono essere conosciute, e spesso anche confessate; e noi agricoltori, se vogliamo veramente provvedere alla nostra prosperità, dobbiamo riconoscere, che la noncuranza, l'inerzia ed il non considerare seriamente i nostri bisogni non sieno gli ultimi dei nostri peccati. E dicendo agricoltori intendiamo di ragionare più che dei coltivatori propriamente detti, dei proprietari delle terre, i quali, ancorché non coltivino direttamente, dovrebbero essere studiosissimi dell'agricoltura per ritrarre il maggior vantaggio dai loro possessi. Non debbon conoscere l'agricoltura solo coloro che pratica-niente la esercitano, ma anche quelli che sono possessori delle terre. Anzi questi hanno l'obbligo di maggiormente studiarla; imperocché dai loro studi, iu ispecie se sono grandi proprietari, possono derivare principalmente i grandi miglioramenti: donde l'accrescimento delle loro entrate, il benessere universale e la potenza della nazione.
   Il possesso fondiario, massime a questi giorni per le false e strane idee che si vanuo sempre più propagando per ogni dove non può esser considerato coinè una sine cura, un mezzo per vivere una vita vacua e spensierata, un ozio beato. 11 proprietario delle terre nelle società moderne ha un'alta missione, che deve comprendere; ha dei doveri da compiere, non solo verso di sé e della sua famiglia, ma verso la società tutta quanta. La sua noncuranza, la sua inerzia non è solo un danno per lui e per i suoi, ma un male, ed un male gravissimo per gli altri e per la società in generale; perocché la ricchezza è come la face, che mentre rischiara chi per suo uso l'accese, risplende anche per gli altri. È debito dunque del proprietario delle terre di contribuire al miglioramento dell'agricoltura non solo per sé e per casa sua, ma anche per l'universale; e questo è un debito civile e sociale. Ed è veramente strana cosa il vedere, come nei paesi di mezzadria, che pure è un contratto fra il possessore della terra ed il coltivatore a lin di ritrarre il maggior vantaggio comune possibile dalla coltivazione, molti proprietari non si dieno un pensiero al mondo dell'agricoltura e tutto lascino all'arbitrio del mezzadro, che soltanto