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coltivazione. E senza uscir dal regno: perché si studioso e diligente è il campagnuolo dell'agro di Napoli? Forse perché più dotto, più perspicace, più robusto di altri della Campania? Non già. Travaglia bensì con accuratezza, mette a profitto ogni gleba del campicello, «he ha .dovuto affittar carissima, per la sola ragione che }a vicina immensa capitale tutto paga e consuma. Ed il paesano di Calvi, di Fondi, di Sessa dovrà caratterizzarsi per pigro ed ignorante, sol perché abita immensi campi lontani da città popolose, e gli mancano i mezzi e lo stimolo per far meglio? Vediamone altro esempio.
Tutti parlano con entusiasmo della ridente prosperità della terra di Bari, de' molteplici suoi prodotti, e ne danno per ragione la civilizzazione de' suoi abitanti; e con ciò scambiano la causa coli' effetto, giacché la civiltà viene dalla ricchezza, e questa da varie circostanze riunite. Secondo me, la floridezza di quella provincia proviene dal contenere molte città ricche per pesca e per commercio, con-sumatrici vantaggiose de' fondiari prodotti. Esamineremo in prosieguo perché simili città non sieno nella nostra provincia. Qui contentiamoci di stabilire che la prosperità agricola è in ragione della vicinanza di cospicue città. L'economista Say ha riconosciuto per la Francia la stessa teoria, asserendo che a molti dipartimenti p*oco floridi non manca che una ricca capitale. Aggiungo che i nostri encomiatori del barese, dopo aver accagionato i miseri abitanti della Daunia e gli antecedenti governi dello squallore di quelle vastissime pianure senza rimontar mai alle vere cause, credono provare le loro diatribe col citare le floride vigne ed i giardini che circondano Foggia, Cerignola ecc. risaltanti come altrettante oasi nel deserto. Bictfstruite, potrebbe lor dirsi, tante città quante ne aveva quella regione 'prima della seconda guerra punica e le oasi moltipllcandosi, faranno scomparire il deserto. Se ciò non può farsi che con secoli, bisognerà attender per secoli la floridezza del tavoliere, che che si dica o si faccia. Al contrario, i nostri scrittori, sempre scambiando le cause cogli effetti, credono che l'imperfezione dell'arte nutrice sia la causa del non aver