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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   410 OPERE COMPLETE
   acini di queste e poco nuocciono al primo. La stessa ragione di volersi più l'abbondanza che la .buona qualità ha sbandita quella potagione a corto, che tanto contribuiva alla dolcezza dell'uva e quindi alla forza e durata de' vini. I semi dell'uva si raccolgono in parte, e si danno ai colombi; piccola quantità si macina in Controguerra, ove solamente esiste una macchina adattata. Il resto delle vinacce si usa per concime, e qualche poco se ne brucia nei forni.
   Frutti diversi.
   Vastissima è la cultura delle frutta di ogni genere tutte consumate in provincia, tranne poca quantità che si manda nell'aquilano ed in Ascoli, quando quelle dogane non l'impediscono. Le mele e pere d'inverno, serbate intere o divise e secche, sono una delle migliori risorse dei coltivatori della parte media. I fichi di Celiino, di S. Omero, di Sellante seccati al sole sono eguali ai fichi di Calabria. Stirnansi d'infer,iore qualità quelli seccati al forno in quasi tutti i paesi, perché vi acquistano un certo odore di fuoco. Qualche volta se n'è fatta piccola estrazione. Vanno soggetti a mancare negli autunni piovosi, e riescono di cattivo gusto. Le mandorle si moltiplicano, ma non bastano al consumo, e ne vengono da Aquila, Le noci van diminuendo tagliandosi le vecchie per macchine e per mobilie, e poche se ne ripiantano. Consiglio i possidenti a farne de' semenzai, e ripiantarle adulte intorno ai prati, o in terre sciolte e brec-ciose. È questo l'albero da legno e da frutto, il cui lavoro è il massimo fra tutti gl'indigeni, ed aumenta ogni giorno.
   L'innesto, tanto necessario ai frutti gentili, era poco usato 30 anni addietro; ma ora è comune, e tutti i comodi cittadini si procurano le più scelte specie per loro uso, facendo vendere ai mercati le antiche triviali. Chi da queste volesse giudicare, mal si apporrebbe sulla qualità delle nostre frutta.
   Siepi.
   Il Gran Duca Leopoldo impose una penale a chi non cingesse di riparo i proprì fondi. Presso noi nelle contrade

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