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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

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a cura di Federico Adamoli

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   porci, non ostante che il consumo de' macelli sia da 30 anni in qua decuplato, per poco che manchino gl'incettatori per le Marche e per Napoli, si cade nell'abbattimento. Inviamo alle Puglie asini, muli e qualche cavallo. Non abbiamo razze, ma una quantità grande di cavalle tenute nelle stalle; e si sa che in Inghilterra i puledri di queste riescono migliori di quelle di mandra. Onore al Re per l'interesse preso di migliorare i nostri cavalli, inviandoci uno stallone di Holstein, dal quale abbiamo avuto nel primo anno 15 o 16 novelli e ne attendiamo altrettanti nella corrente primavera. Dovrebbe la Società economica provvedere de' montoni merini di lana fina, ed affittarli o cederli a' possessori di greggi. Non avendo razze grandi di vacche per mancanza di vasti pascoli, non possediamo scelti tori addetti unicamente alla riproduzione, onde siamo privi del primo mezzo di migliorare i buoi. I contadini delle basse terre amandoli grandi e belli, preferiscono i giovenchi di Puglia, ove gl'incettatori vanno a prenderne in ciascun anno.
   Diamo alle nostre concerie i grossi cuoi, e parte delle pelli lanute. Il resto si spedisce in Napoli. Le agnellino, salite ora ad alto prezzo, si mandano in Ancona.
   L'abitare de' nostri agricoltori in case rurali sparse sui fondi, o riunite in piccole ville da loro l'agio di allevare molto pollame che a vii prezzo si consuma nel paese, meno alcune spedizioni di gallidindia a Roma. Allorché però una neve precoce rende impraticabili i pessimi montuosi sentieri, il piccolo commercio manca. Una strada lo assicurerebbe, e concorreremmo coi marchigiani a provveder Roma di polli d'ogni sorta.
   AET. VI. Arti necessaire e di lusso.

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