AKT. VII. Marineria.
È doloroso vedere in una spiaggia di 30 miglia, non più di 12 barche o trabaccoli, e 18 a 20 battelli; mentre nella limitrofa Marca, lungo un lido di 40 miglia, da S. Benedetto a Sirolo si contano 200 barche o trabaccoli, oltre i battelli Ho notato altrove le cause della nostra miseria nautica. Qui aggiungo che la saviissima legge di navigazione, tutta intesa a favorire la costruzione de' bastimenti nazionali, per una locale combinazione è riuscita a noi infruttuosa ed in parte di danno. Il dritto di tonnellaggio imposto avvedutamente sulle barche estere impedisce ai marinari dello stato romano di approdare, vendere il pesce e provvedersi di viveri, come prima facevano. Ciò avrebbe dovuto incitare i nostri a costruire più barche da pesca, ma non è avvenuto così, perché i marchigiani dopo aver pescato lungo il nostro mare si ritirano di là dal Trento ed ivi, caricato il pesce sopra carretti o salme, lo trasportano in tutta la nostra provincia, non solo, ma anche in quella di Aquila, senza farci parte di alcun profitto e riportando l'intero valore in contanti. In oltre colà già da secoli una moltitudine di famiglie stabilite ne' folti paesi marittimi non vive che di mare: severe leggi assicurano ai padroni di barche il servigio e la fedeltà de' marinari, e vi è una reciproca moralità e buona fede: gli statuti sanitarì sono in modo regolati che niun danno arrecano alla pesca. Allorché vi è sospetto di contagio la precauzione di quel magistrato di salute si riduce a porre un fante a bordo per ogni due coppie di barche, dopo di