DI PANCRAZIO PALMA 479
gato; giacché i terreni prendon valore dalla vicinanza delle città in ragione diretta della grandezza ed opulenza di esse.
Nella nostra provincia potremmo avere selve cedue di querele. Nascendo queste spontaneamente spesso folte, vorrei che i proprietarì, lungi dal diradarle come si pratica, ne destinassero un pezzo a tal uso, e tagliandole a fior di terra tutte in una volta le lasciassero poi ricrescere confusamente con tutti i rigogli per dieci o quindici anni, riseminando le ghiaie nei vuoti. Non otterrassi però l'intento se non riguardando dagli animali la cesa per tre annr almeno, sotto la protezione di leggi severe ed inflessibili, come meglio dicevo nelle Osservazioni.
Si può annoverare fra i cedui il salceto tagliato metodicamente per pali, per cerchi di botti di tini e di ogni dimensione. Gl'industriosi marchegiani ne hanno empito • le sponde de' loro fiumi; particolarmerite del Tronto, dell'Aso, della Tenna, del Chienti, e già provvedono ai bisogni di tutta la provincia pel bottame di abete che fabbricano per commercio, che noi compriamo per vino, per cremore e per alti usi. Hanno però colà fiumi melmosi con i scarsi ciottoli, e perciò adatti a simili piantagioni, mentre i nostri alvei sono quasi da per tutto sassosi, come lo sono le sponde abbandonate, che buone sarebbero con qualche spesa di più. Non mancano intanto siti di facile piantagione particolarmente nei fossi e nelle piccole paludi. Se i nostri proprietarì si risolvono all'esempio di pochi a fare alcun argine di cavalli o di palizzate lungo le ripe de' fiumi, come questi van rivestiti di salici, porgono opportunità di formarsi dei riempimenti, promovendosi le deposizioni con cordoni di sabbia guarniti di taniarici. Ma giovi il ripeterlo: per tanto ottenere vi vuole spesa, e quel che più importa, la vigilanza quasi continua del proprietario. Questa sola può sostenere gli argini con l'indefessa restaurazione.
Altro utilissimo bosco ceduo sarebbe quello di sommac-co (rhus coriaraj di cui non abbiamo alcuna pianta, e le nostre otto o dieci concerie altro tanno indigeno non conoscono che la corteccia delle giovani querce. Quindi la continua loro devastazione.