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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

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a cura di Federico Adamoli

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   DI ì»AGGRAZIO PALMA 48J)
   nei primi anni. Notiamo però che le devastazioni van diminuendo, e noi vediamo intorno a Teramo file di alberetti intatti. Un po' di vigilanza, unita a discreto rigore di pronti, brevi ed inflessibili castighi bastano a farli rispettare. Sarebbe però più sicuro dare tali piantagioni a migliorìa ad agricoltori dei dintorni, cui si assegnasse il profitto del terzo sul crescimento e l'intero ritratto delle frasche nell'annua potagione.
   L'intervento della pubblica autorità è tanto più necessario per l'aumento degli alberi da legno, quanto meno i privati sono inclinati a piantarne. In una provincia ove la vite, l'ulivo, il gelso e svariati frutti allignano con facilità, e danno una sollecita sicura rendita, non si pensa a piantagioni profittevoli e/he solo dopo molti anni ; e naturalmente alle fruttifere piante si destinano i terreni migliori, i lavori, i concimi. Solo la quercia è ora educata con cura, perché al futuro pregio del tronco l'altro più prossimo del frutto riunisce. Quindi somma gratitudine deve la provincia nostra al signor direttore generale di ponti e strade per la piantagione fatta eseguire di pioppi, salici ed ontani alle rive del Vernano, del Salino e della Piomba, nei luoghi ove tagliano la Consolare. Il suo scopo è stato di cominciare ad arginare e restringere gli alvei di tali fiumi; ma il vantaggio sicuro è l'aver con ciò stabilito vasti vivai di cotesti vege-tabili, de' quali tanto eravamo scarseggianti, che per dette intraprese fu d'uopo procurarsi dalle Marche i virgulti, come di colà li ha tratti il signor conte de Filippis Delfico per vistosa piantagione sui proprii fondi in riva al Salino, diretta dall'illustre naturalista sig. Orsini. Ora si potranno in ogni anno ingrandire le piantagioni, tagliando a'fior di terra gli attuali steli ed i moltissimi polloni de' susseguenti rigetti, per servirsene di piantoni. Catone classificava i vantaggi delle varie colture in una scala, ponendo a capo di essa la vigna, quindi l'uliveto, i cereali, il salceto ec. La scala di Catone non è propria per tutti i paesi; ma ogni proprietario se ne fa una, contro cui si rompono i precetti e le prediche. Ordinariamente nella nostra provincia è così ordinata: 1. l'uliveto; 2. la vite, in più forme guidata; 3. l'orto

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