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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

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a cura di Federico Adamoli

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   COMt-tEifE
   ed il canapaio; 4. la fava, il fieno annuo ed il lino; 5. il grano e gli altri cereali; 6. le patate ed i gelsi; 7. il quercete; 8. salceti, pioppeti e pascoli. Perciò i lavori, i concimi sono pe1 primi gradi, e mancar debbono per gli ultimi. Al contrario in Inghilterra, Olanda, Svizzera la scala è: 1. fieno annuo; 2. grano, segala ed orzo per vitto e per birra; 3. patate; 4. salceti, boschi, pascoli: e qui finisce. Meraviglia quindi non è se avendo quei coltivatori tanto concio, per
   10 smodato numero di animali che posseggono e consumano, le loro terre dieno copiose raccolte di fieni, cereali e patate, pel molto ingrasso e pei ripetuti lavori, dai quali non son distratti né dalla vendemmia, né dalla raccolta delle ulive, de' filugelli ec. Badate però, o possidenti, che il vino, l'olio,
   11 grano, la seta van perdendo pregio ogni giorno; che a tali preziosi oggetti voi non dovete attendere esclusivamente. L'armento ed il bosco debbono affiancare le vostre risorse, perché ho notato che quando i frutti del suolo sono in avvilimento, spesso una specie o l'altra di animali è ricercata; ma un capitale di «legnami, legne e fascine è sempre la riserba, il banco del proprietario. Lo so che quasi un istinto ci porta a sboscare, dissodare e piantare fruttiferi alberi. Ma in ciascuna divisione di coltura non dimentichiamo di. assegnare un pezzo del podere agli alberi di alto fusto, anche a costo di qualche fila di ulivi e di viti.
   Il possesso di molti legnami ci promuove la voglia di costruire nuove e più comode abitazioni, come l'abbondanza di travi, corde, chiavi ne assicura la solidità anche contro i tre-muoti; e la moltiplicazione delle case decenti, nelle città non solo, ma nelle suddivise ben coltivate campagne, forma il bello, l'ameno, il salubre, il culto di un paese. E non aggiungiamo questo a tanti debiti con lo straniero, i quali dolcemente attraggono i nostri capitali ed il. valore de' nostri prodotti. Se ben riflettiamo tutta la rendita delle nostre terre se ne passa oltre mare per merci, la maggior parte delle quali potrebbe da noi prodursi. Son queste merci che formano la nazionale povertà. Il danno maggiore si è che non più i nobili e ricchi, ma la gran massa del popolo usa generi e-steri, particolarmente negli Apruzzi. Il malaugurato abbas-

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