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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   samento delle cotonine, la disgraziata vicinanza del porto franco fan sì che la moglie del massaio e del ciabattino, rinnegata la lana ed il lino natìo, tutta di forestieri tessuti si adorna per la speciosa ragione del buon mercato. Così si compra ciò che prima si produceva. E chi saprebbe calcolare i bei milioni che in tal guisa felicemente sen vanno? Ma vi è di più. Meno tele, panni, coverte da noi si producono, minor prezzo si ha dalla lana, dalla canapa, dal lino, ') e dal cotone indigeno, meno quindi si promuove la loro coltura; e quel che più importa meno lavoro si somministra alle classi povere: da ciò la miseria. Siamo pronti a dire ad un accattone valido: non sei cieco né storpio, va a faticare; ina bisognerebbe indicargli dove troverebbesi impiego in tutti i mesi dell'anno per uomini e donne di tutte le complessioni ed attitudini. Quindi, a mio avviso, la smodata introduzione delle straniere manifatture palese e clandestina è la piaga la quale rode la nostra prosperità. Ed io parlo principalmente delle dozzinali, di cui si può, come si poteva far di menò. Né mi si opponga che il commercio si sostiene coi cambi, perché sono infinite le mercanzie delle quali ci siamo fatto un bisogno e che è forza acquistar dall'estero. I metalli d'ogni genere, le droghe per piaceri, per arti, per medicine, le produzioni letterarie, le mobilie di lusso ec. ec. Né anche la maggior produzione ritarderebbe l'importazione, anzi l'aumenterebbe, perché maggiori mezzi andrebbe a somministrarci. Quindi non per le contrastate vedute della bilancia commerciale, né perché creda un danno l'estrazione del danaro, -o l'immissione di forestieri prodotti io vorrei, non solo attraversate, ma assolutamente vietate tutte le opere di arte che qui possono
   *)*Il valore del tiglio è disceso in pochi anni da dodici a quattro carlini la decina, e nel 1839 è stata ristretta oltremodo la seminagione del lino, atteso che il suo depreziamento non permette di coltivarlo, in grande. Sappiano ciò alcuni della capitale ai quali pare che l'economia politica debba ridursi a questo problema: data una rendita in denaro, procurarsi con essa il maggior lusso di oggetti forestieri, nulla curando se nel regno vi siano o no manifatture e lavoro per braccianti. Ed è questo principio che spesso si asconde in alcune speciose e risonanti teoriche,

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