ARTICOLO VI.
Se la pastorizia abbia bisogno di aumentarsi e se ciò sia possibile.
Dopo aver veduto qual sia il sicuro modo di far prosperare l'agricoltura, diamo un rapido cenno della pastorizia, necessaria compagna e sostegno della prima.
Da più di ituo scrittore fra' nostri economisti si è ripetuto il progetto: poiché i prodotti del terreno sono in avvilimento, rivolgiamoci ad accrescere le nostre xmandre, le quali ci diano animali da lavoro e da trasporti, carni e peli-i, lana e formaggio. Quindi ci s'insinua di accrescer prati naturali ed artefatti, non mancandosi di citare gl'inglesi, gli svizzeri, gli olandesi, e fino i sardi e i dalmati. Lasciando stare i due ultimi, i quali con iscarsa popolazione, da vaste e sterili contrade miglior partito trar non potrebbero che guidarvi greggi ed armenti, riguardiamo i tre primi, e vediamo se è per noi possibile ed utile l'educare più numeroso stuolo di animali.
Considerando la provincia di Teramo in particolare qui ripeto ciò che asserii nelle Osservazioni: che la pastorizia è un oggetto secondario, una inserviente all'agricoltura, e vive in gran parte a spese^di questa, ricevendone paglia e fieno, erba e foglie, in cambio de' lavori e de' concimi che somministra. Non è più il tempo di poter mantener bestie colla sola spesa del pastore; giacché, ristretti gli antichi pascoli per la coltura dilatata dall'accresciuta popolazione, divisi i comunali demani o dati ad un affittatore, i proprietarì non possono coutffte che sui proprì fondi. Sta ad essi il calcolare se lor torna conto avere più animali a costo de' cereali.