DI PAKCRAZIO PALMA 509
prano basta ad essi per dilaniare il dettato, nonostante le molte cose utili od erudite che contenesse. Ohe anzi non
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ad altro fine scorrono un libro che per rintracciarvi un sol passo criticabile. Oh se qui ne fossero alcuni vorrei dir loro: Certamente, per quanto esecrabile sia la satira de' costumi e della vita privata degli autori, altrettanto permessa e talora utile è la letteraria sferza, che dall'urto di contrapposte teorie spesso divampa la scintilla della verità. Ha però la critica le sue leggi e non ne' crocchi o ne' trivi è mai lodevole. Solo può confutarsi una stampa con un'altra. In questa si possono dare in luce i proprì pensamenti, o senza tener conto né citare i contrai!, o serbando nel rammentarli la più urbana cortesia, facendo pruova non solo di modestia, ma di umiltà e diffidenza degli esposti concepimenti; sempre aununziandóli come un'opinione, non mai ergendo cattedra di magistrali decisioni. Adunque, signori critici; lor soggiungerei: volete voi indicare e dissipare gli errori, svergognare gl'ignoranti scrittori, illuminare il mondo? Fate meglio.
E voi onesti consoci, amorevoli figli della patria comune, lasciate pur dire cotesti cinici. I buoni stimeranno la purità delle vostre intenzioni, approfitteranno delle vostre esperienze, e la provincia gradirà l'onore che le arrecate co' vostri scritti. L'associazione poi ritraendo il suo lustro dal numero delle memorie, che in essa esporrete, vi sarà riconoscente. D'altronde non vi si richiedono novità strepitose, non trovati assolutamente inauditi, non istudiate ed eleganti dizioni, le quali sorprendano ed allettino; che ai sacri e forensi oratori lasciar dobbiamo i leccati e fioriti ragionamenti. Noi dell'util solo ci caliamo, e lò stile più piano, più semplice crediamo convenirsi alle didascaliche produzioni e specialmente alle economiche.
Spero dunque che d'ora in avanti non saravvi riunione, rella quale molti degli aggregati non vogliano istituirmi di qualche loro metodo, di alcun esperimento^ del succo ricavato da economici scrittori del regno d'Italia. Oh quanto giovevoli sarebbero le nostre tornate se ora un accademico portasse all'esame della società le nuove pere,