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Questioni Apruzzesi risolute

Niccola Palma
Tipografia Angeletti Teramo, 1837, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   anni del VII» secolo, quando la Lucanica lingua era morta , bisognerebbe supporre, che allora o nel precedente secolo VI. si fossero studiati i morti idiomi fin d' un^ popolo oscuro : risum teneatis, amici ; e che fosse piaciuto ( non sappiamo a chi ) contrassegnarci con un nome , il quale calza ugualmente bene a qualsivoglia paese , eziandio d' America , sin dove quei fuggitivi servi certamente non giunsero, per quanto dati si fossero a gambe* Menomale che le due nozioni da Alberto legate alla parola Abrutio non ci oltraggino , ci somministrino anzi una pruova parlante che i nostri bisarcavoli non furono nè schiavi nè pecorai. Ma quanto più forte teber dovremmo 1' A, qualora avesse consistenza altra stravagantissima spiegazione del nome Brulli, la quale si legge nel Calepino , e che chiameremo ad esame nella proposizione IX !
   L' A , per la cui difesa avremmo dovuto batterci a morte, nel caso che 1' opinione o dell' Alberti o del Calepino fosse prevaluta, ci si è dall' Alciato scortesemente rapito. Vulgo hanc regionem Urbiciam nos appeUamus A-prutium. Blondus , Pontanus , Sabellicus a Prcecutinis Populis sic dici corrupta voce censent : il focoso giureconsulto non si arresta, non concepisce un dubbio prudente, ma passando arditamente avanti : Ego potius prosieguo , quia sub T/ieodosio et posterioribus Cat-saribus , Vrbicium Picenum , tamquam lìo-mce suburbanum diceretur. Misericordia ! E qual' ombra di rapporto può aver mai Urbi-
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