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Questioni Apruzzesi risolute

Niccola Palma
Tipografia Angeletti Teramo, 1837, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   : . , pascoli , e Stefano Bizantino esalto la fecondità
   delle pecore d' Atri ( nella cui pertica non esistevano montagne ) ; ecco un suolo , ove la pastorizia era sorretta dall' agricoltura , mercè prati artificiali , frondi e foglie. Virgilio in quel rosea rara Velini intese dir che una specie di benefica rugiada rendeva fertili i campi bagnati dal fiume Velino , e tali veramente ancor sono , cominciando da Iptrodoco : Ovidio notò la feracità dell' agro Solmontino, e del Carseolano : Plinio encomiò i prati, gli uliveti ed i fichi de' Marrucini , non che il lino de' Peligni ; Silio e Simmaco commendarono i pomi de' Marsi : il primo accoppiò l'epiteto di vitifere alle campagne del Pretuzio , mentre Plinio e Dioscoride rilevarono la bontà dei vini Pretuziani. Marziale paragonò le vendemmie Peligne alle Toscane 7 e celebrò gli orti Ami-ternini : ecco impertiantò terre capaci di raffi-irata coltivazione. Vespasiano andava nella state a sollevarsi dalle gravose cure dell'impero nella paterna sua villa presso la nostra Cutilia (i) ove anche Tito sperò di - ricuperar la perduta salute. Lodovico II. ad Piscariam veniens , insulam delectabilem , dui nomeh est Casa aurea , undique ctquis cinctam inventi..;. Cura videret insulam omnibus bonis refertam, et
   (i) In contrada conosciuta sottò il nome di Pozzo sfondato , dove abbondano acque sulfuree ed acidule, e rimangono avanzi di magnifico palagio sulla Salaria, a circa tre miglia da Cittaducale e sette da Rieti.* .