Guido Bindi
Lacrime (in memoria di Blanda Bindi)


Ricordi

    Quando uscì dalle visceri de la madre era nera, asfittica, e io la presi tremante, soffiai con la mia bocca sulla sua boccuccia per darle il mio spirito di vita, agitai affannosamente le sue braccine, finché non sentii il suo vagito. E la mia Pace, che non voleva vivere, io feci vivere... Piangevo e ridevo in un tremito di nuova passione, mentre i suoi occhioni neri mi dicevano già tante piccole speranze... I suoi occhi erano grandi, e le speranze si ingigantivano precorrendo una vita di sogni...
     Nel nostro letto d'amore, accanto a lei e a mamma — ella nel mezzo, la testina sul piccolo guanciale — quando Bebé chiudeva i begli occhioni per la nanna, io lungamente sognavo per lei, per la sua vita bella che avrebbe reso bella la mia vita, e fugavo ogni visione nera della notte... E al mattino le sue manine aprivano i miei occhi... La sua vocina : il mio nome sulle sue labrucce !...
     Nel lavoro diurno, nel salire e scendere per le case dei dolori, e presso il letto degli ammalati che ricercavano l'aiuto de la mia scienza, e lungo la strada faticosa della montagna, io ripetevo senza voce, muovendo appena le labbra, gelosamente, il suo nome per averne ristoro e riamavo la mia vita di lavoro.
     Un giorno passato lontano da Bebé, mi era tanto lungo, e più giorni mi parevano lunghi anni ; nel lungo tempo sforzavo la mente a raffigurarmi la mia piccola in tutte le sue mossine, in tutti i suoi giuochi, in tutti i suoi ciangottìi.
     Come era brutta la casa senza la mia Pace!... Ma andavo anch' io dal nonno che me l'aveva rubata e ricercavo ansioso, prima che la carrozza si fermasse, i suoi occhioni, solo quelli prima di altri, perché mi ridesse il sorriso della giovinezza prima di ripresentarmi a mamma.
     Nacque l'altra : Bebé, gelosa, non poteva intendere perché fosse venuta anche quella a stare nel nostro mondo, ed ebbe brutti scatti di collera :
     — No, Bebé; è la tua sorellina; vedi come è bella ? La cullerai come una pupattola : te la regalo...
     — Non la voglio, perché piange...
     — Ora piange, ma poi ti riderà tanto : si chiama Itala Vittoria...
     La piccola Itala Vittoria, nata nel quindici, piangeva, come piangeva allora l'Italia sanguinante...
     — È tornato lo zio! Bisogna far festa... egli viene da la guerra...
     — Questo non è zio, è carabiniere... la guerra è cattiva... io sono buona...
     Lo zio levò la divisa di fante, indossò l'abito borghese per i quindici giorni di licenza, e tornò il più caro amico di Bebé...
     — Tutti a la guerra... tutti diventano cattivi... Partì pure l'altro zio... doveva partire pure papà...
     — Papà no, papà è buono...
     — Io pure vado a la guerra con papà... soggiunse l'Itala Vittoria, alta una spanna.
     E andai anch' io sui campi del dolore e della gloria. Bebé aveva imparato a fare i primi scarabocchi su le carte e me li inviava con le lettere di mamma. Gli scritti di Bebé furono i miei talismani, il suo nome, ripetuto cento volte al giorno, fu la mia preghiera continua... Gli abeti di Monte Zebio, i faggi di Monte Fior, le rocce del Grappa sentirono il suo nome, e i nomi di tutti i miei cari lontani nelle notti che sembravano non avere più albe, e nei giorni che sembravano non avere più tramonti... E il Piave, nel mormorio delle sue acque, ripeteva i miei nomi cari con i tanti nomi di mamme, di figli, di spose in attesa, lontani...
     L'Itala Vittoria ebbe l'ali e venne lassù e con lei venne la Pace per riprendermi... La mia Pace, lungamente sognata, invocata: nella nostra casetta della montagna... attorno al focolare scoppiettante, a ridirci le nostre piccole cose !... Io, Bebé, Talina e Nannina... così... anch' io, seduto sur un piccolo sgabello... narro le fiabe più belle...
     — Che cosa porterà la Befana quest'anno?... Quest' anno ci sei tu ; quando tu eri in guerra, la cattiva non portò balocchi...
     Io voglio un piccolo baule, disse Bebé, per il corredino della pupa... Mi compri il bauletto, papà?...
     Sul piccolo lettuccio di sofferenze, Bebé mi domandò fissandomi gli occhioni ancora belli :
     — Che giorno è oggi, papà ?...
     — Perché mi domandi, piccola?... Sei stanca di aspettare e di soffrire?...
     ...
     Ho comprato la piccola cassa... da morto... e dentro con Bebé è stata rinchiusa la mia Pace.