Guido Bindi
Lacrime (in memoria di Blanda Bindi)


Le fiabe di Natale

    Venite a me, figliuoli, chè anche quest'anno vo' narrarvi le fiabe di Natale. Vedete : non ho più lacrime ; gli occhi stanchi non lucono ; e sorrido stirando a forza i muscoli della faccia. Il cielo s'è coperto verso il tramonto, il sole ha tinto di rosso le nubi e le nevi...
     La madonna, seduta su l'asinella, precedeva e fissava le stelle, che illuminavano la notte gelida, come se ricercasse nella loro luce un pò di caldo per il suo corpo e per la sua anima. Lo sposo seguiva, la testa china a la terra, poggiandosi al bastone a cui chiedeva forza.
     Dove vanno? Che importa dove vanno? Forse che qualcuno si domanda dove vada, quando s'incammina ne la vita?... Si prende la via cantando, e non si guarda l'ora, e non si pensa se presto sarà notte...
             « .....Con l'erbe e con le nevi
             « siam soli, fratello, siam soli.»

     L'uomo rialza la testa al sospiro de la sua donna...
             « lungo è il cammino, ma l'amore è forte. »
     — Sostiamo, implora la donna. Ho tanto freddo, che non sento il dolore del mio corpo. Riscaldami con la tua parola, come quando conobbi amore e io tremava... Io tremo come allora, come se dovessi avere un amore più grande...
     Sostarono. Nella stalla, calda di armenti, nacque Gesù nella miseria.
     E poi ?... Ripresero il viaggio ?... Ripresero la via del destino verso il Calvario...
     Ho camminato anch' io per quella strada. Lungo il cammino ci sono monti aspri, che bisogna ascendere, e in cima ad ogni monte c' è una croce, che bisogna bagnare di lacrime.
     Ascesi il monte per avere la benedizione di mio padre morente. Il monte era coperto di verde primaverile; le mie lacrime si mischiarono con la rugiada : erano salse come l'acqua del mare che di lassù miravo immenso.
     Poi vennero le ascese più faticose. Ascesi la seconda volta il monte, quando la madre vostra nel darmi il primo figlio morto, ebbe paura della morte.
     — No, non lei... andrò io sul Calvario a bagnare di mie lacrime le croci...
     E corsi raccogliendo tutte le forze della giovinezza. Satana beffardo mi rise a le spalle :
     — Volevi amore ? Ora lo cavi con le tue mani da la matrice de la tua donna : è morto !...
     Le mie lacrime furono amare senza rugiada.
     E poi ?... Quattro anni di guerra ! La mia donna, la mia mamma, le mie bimbe restarono al piano inginocchiate davanti la Madonna, io ascesi ancora con i miei fratelli. Sul Grappa sacro risentii la voce di Dio, e pregai, e sperai, e sognai...
     — Dio! Io non ti chiedo ricchezze e piaceri, ma solo la vita povera del lavoro con loro, con la mia Pace, con la mia Speranza, con la mia Bontà...
     — No, tu devi ascendere ancora la vetta più aspra !...
     E puntai le ginocchia, le mani e i denti ne la roccia per salire, e lacerai tutta l'anima a brandelli.
     — Aiuto, aiuto, padre ! Mia figlia gridava sul Calvario.
     E Satana rise ancora terribile.
     — Con le tue mani, con gli aghi della tua inutile scienza trafiggi cento volte le carni de la tua figlia che muore !
     — Blanda, Blanda, figlia mia, mi ho trafitto cento volte il cuore...
     E posso vivere ancora, devo vivere ancora ?... Per chi ?...
     — Per loro, per codesti che ti stanno attorno a udire le fiabe di Natale e aspettano i doni de la Befana.
     — Sì, avete ragione !... Ho già ribevute tutte le mie lacrime amare, come l'ultima bevanda di Cristo. E stiro i muscoli della faccia : vi pare che io rida?...
    La Befana porterà dolci e balocchi: a te un cavallino, a te una bambola, a te un fantoccio che ride come ride tuo padre.
     Natale 1920.