Tito Livio De Sanctis
L'Assedio di Civitella


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     Letizia insolita, nuova, senza misura manifestano i cittadini in mille guise. Sta bene. Noi Rappresentanti del Municipio sentiamo il dovere di moderarla, ordinarla. Prendiamo pertanto la direzione delle manifestazioni, degli spettacoli.

     Segue la descrizione delle feste, con le quali sarebbe stato ricevuto il Re e poi conchiude.

     Cittadini
     Ecco gli spettacoli ordinati dai vostri Rappresentanti. Il migliore spettacolo però, e il più grato a S.M., sarà la compostezza vostra e l'ordine.
     Dal Palazzo del Comune 10 ottobre 1860
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     Il Sindaco
     Vincenzo Irelli

     Il forte di Civitella del Tronto era comandato da Luigi Ascioni (12) Maggiore Borbonico inoltrato negli anni, ignorante e di nessuna fermezza di carattere. I gendarmi avevano a Capitano Giuseppe Giovane di Napoli che allora contava 62 anni di età; uomo astuto, intelligente e di non comune istruzione. Nella sua gioventù avea servito in artiglieria, per cui nel forte si mostrò capacissimo nel disporre e comandare anche questo ramo di servizio militare.
     Sedate per opera delle Guardie Nazionali, le reazioni scoppiate nei diversi paesi più sopra accennati, tutti i compromessi, la maggior parte contadini, si rifugiarono in Civitella sotto l'egida della Guarnigione e specialmente della Gendarmeria, e quindi immediatamente cominciarono a saccheggiare i villaggi e le case di campagna situate intorno a Civitella, sino a che il 24 ottobre, incoraggiati ed avidi di rapina, si portarono a saccheggiare Campli, Capoluogo di mandamento che dista da Civitella una decina di chilometri. Campli erasi mostrata di liberi sentimenti e possedeva giovani ardentissimi per amor di patria, tra i quali vanno ricordati ad onore Pancrazio Caravelli (13) e Nicola Marziale. (14) In Campli da pochi giorni era accorso un centinaio di uomini tra volontari e Guardie Nazionali di Teramo, comandati da Ernesto Urbani, (15) pure di Teramo, i quali sopraffatti da uno sterminato numero di gente, perché agli usciti da Civitella eransi uniti quasi tutt'i contadini del Comune di Campli stesso, furono obbligati a ripiegare su Teramo. Dal Forte di Civitella fu anche trasportato un piccolo cannone da quattro, come tecnicamente chiamavasi in artiglieria, col quale furono tirati diversi colpi contro Campli, che dopo breve combattimento fu occupata e saccheggiata; in special modo poi lo fu la casa con la Farmacia di Luigi Caravelli. Dopo il saccheggio i Militari, ed i Briganti usciti da Civitella si ritirarono portando ciascuno il proprio bottino, lasciando la povera Campli in balia della sfrenata orgia contadinesca.

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(12) Luigi Ascione.

(13) Pancrazio Caravelli (1831-1906) Studente di medicina a Napoli entrò in contatto con gli ambienti cospiratori, al punto da essere espulso dalla città. Anche a Campli continuò la sua attività cospirativa. Arruolatosi tra le file garibaldine nel battaglione comandato da Tripoti, nel 1860 prese parte ai combattimenti al Macerone, per i quali venne promosso capitano. Dopo l'Unità, per i meriti acquisiti venne assegnato come direttore sanitario nel carcere di Girgenti, quindi in quelli di Nisida e Porto Ferraio, dove ricevette una benemerenza per i soccorsi prestati durante l'epidemia di vaiolo. Ebbe parte attiva nella lotta al brigantaggio, partecipò all'attacco della fortezza di Civitella ed organizzò a Campli la Guardia Nazionale. Fece anche parte del comitato di insurrezione. Per il prestigio e le benemerenze fu incaricato nel 1883 dal ministero dell'istruzione come ispettore presso le scuole di Napoli.

(14) Nicola Marziale (1832-1889) Nativo di Campli, mostrò il suo fervore patriottico già in età giovanissima, guadagnandosi la stima dello stesso Mazzini. Quando nel 1856 si trovava a Napoli, l'attentato di Agesilao Milano contro l'imperatore Francesco II fu deciso nella sua casa. Sempre a Napoli fece parte del Comitato di Esecuzione, quindi fu inviato in Abruzzo per favorire la rivoluzione del 1860; a Teramo in quell'anno fu segretario del governo provvisorio. Ritornato a Campli, nella vita civile esercitò la professione di medico e ricoprì diverse cariche pubbliche, tra le quali quella di sindaco.

(15) Urbani Ernesto (m. 1898) Appartenente ad una delle più cospicue famiglie teramane, fu un fervente patriota. Dopo l'Unità fece parte della Guardia Nazionale. Nella vita civile occupò diverse cariche pubbliche, tra le quali quella di consigliere comunale e componente della Congrega di Carità.