Tito Livio De Sanctis
L'Assedio di Civitella


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     Gli assediati, ai quali era sconosciuto il motivo di una tal festa, concorsero moltissimo ad allietarla, con continue bombe e colpi di cannone.

     Mentre verso la sera eravamo riuniti nel larghetto e nel piccolo Caffè, fu annunziato l'arrivo di quattro Uffiziali che non appartenevano al nostro esercito. Era una commissione partita da Roma, inviata da Francesco Secondo, composta del Generale della Rocca, di due Uffiziali dei Cacciatori, dei quali uno figlio dello stesso Generale, ed un Capitano dello Stato Maggiore Francese. L'incarico loro era quello di consigliare la guarnigione del Forte ad arrendersi.
     Presi gli opportuni concerti, la mattina del 16 marzo si spiegarono le bandiere bianche dall'una e dall'altra parte. Si venne a parlamentare, e si conchiuse doversi entrare in Civitella, sottoponendosi però a salirvi a mezzo di una scala a piuoli. Vi salì il solo Generale, il quale non ne ridiscese che la sera tardi, lasciando il Maggiore Finazzi e la tromba, per quattro ore, esposti ad un intensissimo freddo. A dirla franco, s'era incominciato a sospettare di qualche assassinio. — E se n'avea ben d'onde!....
     Il Generale assicurò di aver persuasa la guarnigione alla resa e che l'indomani avrebbe avuto luogo. Il giorno 17, ben per tempo, il corpo d'armata Italiana erasi stretto intorno a Civitella. La Banda del 27. Regg. Fant., in grande uniforme, per ordine del Maggiore Finazzi, suonava l'Inno Nazionale (33) nello spianato del Convento di S. Maria, cioè di fronte alla porta detta di Napoli. Mentre si attendeva che le porte tutte della Città venissero aperte, si vide scendere dalle mura un monello legato ad una fune, che giunto a terra si avanzò verso noi presentando un biglietto senza indirizzo e senza firma. In questo vi era scritto: non vi avanzate perché sarete respinti a cannonate. S'immagini la sorpresa e lo sdegno!!!....... Il Generale della Rocca, (34) il quale ad onta che ne fosse seriamente sconsigliato, domandò ed ottenne di rientrare a Civitella e vi risalì con l'istessa scala a piuoli, di cui erasi servito nella sua prima ascensione.

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(33) L'Inno Nazionale, intitolato Il Canto degli Italiani (ma conosciuto anche come Fratelli d'Italia), noto come Inno di Mameli, fu scritto nel 1847 dal genovese Goffredo Mameli, che all'epoca era uno studente ventenne (morì appena ventiduenne). Il canto venne musicato da un altro genovese, Michele Novaro.

(34) Enrico Della Rocca (1807-1897) Nato da nobile famiglia piemontese, iniziò la carriera militare nella Regia Accademia Militare di Torino all'età di nove anni. Prese parte alla prima guerra d'indipendenza come colonnello, alla seconda come tenente generale capo di stato maggiore. Nel 1860 fu nominato generale d'armata, partecipando all'invasione del Regno delle Due Sicilie. Pose fine in soli tre giorni all'assedio di Gaeta. Nel 1861 venne nominato senatore del regno. Partecipò anche alla terza guerra d'indipendenza al comando del 3. corpo d'armata. Nel 1882 fu nominato dal re Primo aiutante di campo generale onorario del re.