Raffaele Petrilli
La Muta all'assedio di Civitella del Tronto nell'anno 1861


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     Aspettava, e guardava, quando sopra una barella lo vide, tutto rosso di sangue, che dormiva il sonno della morte. Impietrì; non un gemito, non un singhiozzo, non una lagrima; ma prima che avessero tempo a soccorrerla, si precipitò in un burrone, e quando un soldato del genio calò giù, fu trovata freddo cadavere!
     I soldati le diedero onorata sepoltura, e vollero unir dopo morte quelli che il fato avea divisi in vita, seppellendo il sergente e la muta in un'unica fossa.
     L'assalto era andato a vuoto, ma esso fu così vigoroso, che scosse le fibre dei difensori del forte, ed i liberali, ritiratisi agli avamposti, non cessarono dal bombardare la piazza, la quale era già in rovina, e non ne rimanevano incolumi che i sotterranei, dove si erano rintanati gli assediati ed i cittadini, avendo alcune palle colpito anche le case private.
     Mancavano ormai i viveri, era finita la farina, che si procciavano, macinando il grano con i mulinelli a mano, poiché i mulini della fortezza erano stati presi di assalto dal capitano Ewrard Welton con le sue guardie mobili, onde questi s'ebbe la medaglia al valor militare. Pur tuttavolta Messinelli tenea fermo: non volea cedere, aspettava di essere liberato dalle truppe borboniche, che sarebbero quando che sia arrivate, ed invece arrivò il generale borbonico della Rocca. Egli veniva in compagnia di suo figlio e di un capitano del genio francese, con ordini di Francesco II, che la fortezza si fosse resa. Giunse il dì 15 marzo 1861, e si diresse al campo nemico, dove fu ricevuto con tutti gli onori: poi si recò al forte, latore degli ordini del suo sovrano.