Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Ma le sventure non erano finite con quella morte, erano anzi appena incominciate; un anno dopo seguiva in cielo la madre quel figliuoletto, che era stato involontaria causa della morte di lei; e dopo un mese ammalava, e quindici giorni dopo moriva il nonno di quell'angioletto, il padre di Bernardo. La morte di quel padre così amato e venerato, riempillo di dolore, ma forse più di ammirazione, giacché quell'uomo, che tanto aveva lavorato per arricchire la sua famiglia, moriva con un distacco così completo dalle ricchezze e dalle cose del mondo, che destò in tutti ammirazione. Ripeté che aveva vissuto abbastanza, che il Padrone lo chiamava, ed ei volentieri l'ubbidiva; e se uscì una parola di rammarico dalla sua bocca, fu per l'apprensione delle agitazioni in che avrebbe lasciato i suoi figliuoli. Pel resto si abbandonò pienamente nelle mani di Dio, e morì calmo e rassegnato, come sempre era vissuto.
     Bernardo, che rifletteva assai, imparò sul letto di morte del padre a considerar le cose di quaggiù per quel che sono, cioè vane e passeggiere, e con questo criterio giudicò le gioie ed i dolori della vita. E perciò sopportò da cristiano il dolore, per quanto gravissimo della morte del padre; mentre adempì con ogni più esatta premura ai doveri di figlio, durante la malattia di lui, e vegliò tutte quelle lunghe e dolorose notti al letto paterno, ma capì fin dal primo momento che ogni speranza era perduta. Maggiori cure eziandio aveva prestato a quell'angioletto del suo nipotino, morto poche settimane prima; ed anzi in quell'occasione aveva dato le prime prove di quella sublime carità, che doveva poi divenire la più risplendente delle sue virtù. Come nervoso, egli era assai, e dirò anche, esageratamente pauroso di contagi: eppure nella contagiosa malattia di quel bambino, egli fe' tacere ogni paura, anzi forse non la sentì neanche; lo curò sempre lui, lo metteva al bagno solo lui, lo cullava fra le sue braccia, e fra lo sue braccia morì.