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E tornando alle sue relazioni con noi, fu questa religione che egli cercò sempre d'istillare nell'animo nostro, mostrandocene la ragionevolezza, la bellezza e la divinità. Non ce la insegnò, secondochè pur troppo usa nei nostri paesi, come una semplice serie di pratiche a cui non van compagne le opere: ma ci disse dover essere essa la regolatrice dei pensieri e delle azioni, ce la diede come la guida della vita presente, per essere poi il premio della futura. Ci confessò che in tutto il tempo della sua vita, con tante letture, con tanti scandali veduti, con tante bestemmie udite, e dopo aver visto il trionfo di tanti iniqui e l'oppressione di tanti virtuosi, mai e neppure per un istante gli fosse sorto un dubbio solo su la verità di questa religione. Quando ci vide inclinati allo studio ci ammonì che a base della scienza dovevamo mettere il timore di Dio: Initium sapientiae timor Domini (2).
(2)
Psal. CX, 10.
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