Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


Pagina 41 di 56       

%


     E davvero se ci furono mai al mondo, come suol dirsi, due anime gemelle, furono quelle di Francesco Rozzi e di Bernardo Savini; ci era in tutti e due la medesima carità, la medesima castità, la medesima umiltà, il medesimo amor di Dio e degli uomini, la stessa inclinazione agli studi, la stessa primitiva e continua innocenza della vita, onde si amarono caldamente e saldamente fra loro, e la loro amicizia fu il vero modello della vera amicizia, l'amicizia fra i buoni, di cui parla Cicerone, l'amicizia nata dal bene, fondata sul bene ed il bene per fine. Ed era uno spettacolo giocondo ed insieme edificante il vederli, ormai già tutti e due vecchi, che non differivano fra loro che di poco più di cinque anni di età, il vederli, dico, scherzare fra loro come due bambini, con tutta l'ingenuità ed il candore di questi, giacché se eran vecchi negli anni, eran bambini nella immacolata innocenza dei costumi. E la morte del Rozzi aprì nel cuore di Bernardo un largo vuoto, ed ei fu tra quelli che più il compiansero, sebbene forse si rassegnasse nel pensiero che presto lo avrebbe raggiunto nel cielo.


     XV

     Ma mentre consolava nello studio e nell'amicizia i suoi dolori, ecco che un altro gravissimo dolore venne a colpirlo e con gravissime conseguenze. Per quanto questo egli avesse previsto, pure non ne fu meno dolorosamente sorpreso, vo' dire la cecità, a quell'occhio rimasto sano dopo l'oscurarsi dell'altro. Egli aveva letto nei libri di medicina che gli occhi sono di quegli organi chiamati dai dotti simmetrici, in modo che quando se ne ammala o perde uno, presto succede la stessa cosa all'altro. Infatti verso il 1864 egli cominciò a vedere nell'occhio rimastogli sano quelle macchie stesse viste vent'anni prima nell'altro allora perduto, e queste macchie a poco a poco condensarsi ed allargarsi, sicché la vista veniva man mano mancando. Capì perciò subito che si trattava di vera cecità, e quel ch'è peggio, di cecità completa, essendo già spento l'altro occhio; pure tentò tutti i mezzi suggeriti dalla scienza, consultò per iscritto vari celebri oculisti, ne fe' venire qualcuno da Roma e da Napoli, ma pur troppo tutti unanimemente conclusero trattarsi di una coroidite inguaribile.