Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Questa sentenza non dirò che non l'afflisse molto; la cecità è male orribile per tutti, ma per lui che viveva può dirsi tutto negli occhi quanto più orribile non doveva essere? Ma cercò il conforto dove mai non manca, alzò gli occhi al cielo, quei suoi occhi sereni ed azzurri, la cui luce era ormai per ispegnersi per sempre, e nel cielo trovò la forza per sopportare serenamente questa novella e gravissima sventura. Era ancora viva in quell'anno, e fu l'ultimo che visse, la santa madre sua, donna forte e virtuosa, e questa invece di accrescere il dolore di lui con nenie e lagrime inutili, lo confortò a tollerare quella sua sciagura da cristiano e da uomo. Mai seme fu gettato in campo più fecondo; Bernardo accolse il consiglio, e soffrì la cecità da cristiano e da uomo, senza rimpianti e senza tristezze, e qualche volta giunse anche a rallegrarsi di questa sua cecità ed a ringraziarne Dio, perché col non vedere gli eran tolte tante occasioni di peccato.
     E poi si ingegnò di diminuire le conseguenze di questa cecità, trovandosi un compagno che gli andasse a' fianchi nelle sue passeggiate, e qualcuno che gli facesse da lettore. Ma d'allora in poi le sue letture furono quasi esclusivamente religiose, soprattutto della Sacra Scrittura e dei Santi Padri, dei quali preferiva sant'Agostino e dei dottori san Bernardo; leggeva pure moltissimo gli ascetici, quali il Da Ponte, lo Scaramelli, il Segneri, ec. Però di volta in volta vi inframmetteva qualche autore profano di storia o di scienze naturali. Poco dopo questa sua seconda e completa cecità, infermò la madre sua. Aveva già questa compiuto il suo ottantunesimo anno, e quindi Bernardo con quella sua mente così ragionatrice capì che quella malattia, per quanto si annunciasse benignamente, era ad mortem. Ed infatti dopo quattro soli giorni di malattia ella morì, rimpianta da tutti come la vera donna forte della Scrittura e la madre tenera di tutti i poverelli della città.