Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     XVI

     Ma ad un'altra cosa mirava attentamente nelle sue beneficenze, ed era che queste rimanessero il più possibilmente ignote. E perciò voleva che non se ne parlasse neppure in seno della famiglia, e durava ogni sforzo perché, secondo il precetto evangelico, la sua mano sinistra ignorasse quel che faceva la destra, e dicendo agli altri con la voce, e meglio ancora dicendo a sé stesso col pensiero che, tutto quel che faceva era nulla. Quindi non c'era discorso che tanto sfuggisse quanto quel che si fermava sulla sua carità. E mi ricordo che negli ultimi giorni della sua malattia, quando continuamente assopito pareva non avvertisse né sentisse più nulla, essendo venuto a visitarlo un suo amico, questi discorreva con me delle grandi limosine dello zio; allora io vidi costui come riscuotersi dolorosamente e mormorare alcune parole, che sulle prime furono inintelligibili; ma accostatomi al suo letto lo udii chiaramente dolersi di quelle lodi, dicendo non meritarle, e rammentando confusamente san Giovanni patriarca di Costantinopoli detto l'Elemosinario per le sue grandi limosine, il quale donava l'oro a libbre.
     E finché il mondo ignorò le sue limosine, egli ne fu assai contento; ma quando queste per essere così larghe cominciarono a conoscersi, se ne afflisse, e si lagnava spesso che uno non potesse fare il bene senza essere molestato dai curiosi. E viceversa si rallegrò assai quando il mondo cominciò a malignare su queste stesse sue liberalità. Che a Bernardo, come agli uomini veramente virtuosi, non toccò dal mondo che ingiustizia e bene spesso maldicenza e disprezzo.