Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Sulle prime si affettò cecità, fingendo di non vedere le sue limosine; quando queste furono così luminose che risplendettero anche agli occhi di quelli che si sforzavano di tenerli chiusi, si cominciò a malignare sulle intenzioni, o si ascrissero quelle a motivi poco lodevoli, si gridò contro la vanità ed il fasto della carità, mentre nessuno più di lui si sforzò di evitare questo vizio, si ripeté la solita logomachia moderna che la limosina avvilisce chi la riceve; si disse che egli fomentava l'ozio ed il malcostume; ma la più ripetuta delle accuse fu che Bernardo nelle sue limosine preferisse i più indegni, anzi diciamo pure la brutta parola, che egli, che aveva serbato intatto il giglio verginale, egli preferisse le donne pubbliche! Tanto pesa sugli uomini la virtù!
     Di queste calunnie, che si dicevano per offenderlo e forse per impedirgli la carità, Bernardo anziché affliggersi, assai si rallegrò. Egli aveva fatto sempre giudice delle sue azioni Dio, e da questo solo aspettava il premio; ma sapeva che tanto più grande questo accorda Dio, quanto più lo negano gli uomini. Perciò capì che il premio, negandoglielo gli uomini, glielo accordava Dio. E veggo sempre quel sorriso di cristiano e di filosofo che errava sulle sue labbra, quando altri gli riferiva, o qualcuno meno delicato gli diceva in faccia queste calunnie; come cristiano se ne rallegrava, come filosofo capiva bene che tale è il premio che il mondo dà ad ogni virtù, e che questa, per quanto silenziosa e modesta, è sempre troppo eloquente per rimproverare il vizio degli altri.