Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Eppure si sperò molto, anzi una volta si tenne per sicura la sua guarigione; ma furono vane speranze. Io per me non isperai mai, e fin dal primo giorno della malattia lo ritenni per morto; ed ogni qual volta mi accostava al suo letto, e vedeva che non mi riconosceva né mi sorrideva più come al solito, quando mirava spenta quella sua bella e chiara intelligenza, quando lo udiva delirare, e lo vedeva così ribelle, lui pur tanto ragionevole, a tutte le prescrizioni necessarie alla sua salute, mi accorgeva e mi convinceva poi sempre più che un tal malato umanamente non poteva guarire. Pure sperai in Dio, e credetti che Egli ad un uomo così caritatevole avrebbe prolungata la vita; sperai che le preghiere di tanti poveri e di tante anime buone sarebbero state esaudite. Non fu così; Iddio lo ritenne già maturo pel cielo, e non glielo volle più tardare.
     Questa altalena, crudelissima, di speranze e di timori, durò per quasi un mese; però verso gli ultimi giorni di febbraio si cominciarono a scorgere per le gambe delle chiazze quasi cancrenose; i rari lucidi intervalli di lui svanirono affatto, e la sera del 20 febbraio volle ad ogni costo vestirsi, e tentò di alzarsi, ma nol poté. All'alba del giorno seguente, 27 febbraio 1884, cessava il suo lungo soffrire, e l'anima di Bernardo Savini, come aveva tante volte sospirato,

     Tolta al dolor delle terrene pugne
     Apriva ...... il volo,
     Che alla prima cagion la ricongiugne.

     Quando lo rividi dopo morto, quel suo volto così sfigurato dalla risipola, si era ricomposto in pace, ed aveva ripreso quell'espressione angelica, che sempre aveva tenuto in vita.