Giuseppe Savini
Ricordi della vita di Bernardo Savini


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     Quella sua voce così dolce pare che ancora risuoni agli orecchi nostri, e ad ogni istante si ripete: — Egli avrebbe detto così, egli avrebbe operato in questo modo, in questo modo egli si sarebbe condotto; qui avrebbe taciuto, lì avrebbe perdonato, quì non avrebbe esitato a dire ed alto il vero. — O Bernardo; noi quasi ad ogni ora della vita ti cerchiamo, aspettiamo il tuo consiglio, desideriamo le tue lodi, temiamo i tuoi rimproveri, e tu più non sei fra noi, tu più non parli...; noi ti chiamiamo, noi ti cerchiamo, noi ti vogliamo, e tu non ci odi, tu non ci rispondi. Dove sei tu?... Chi a noi ti nasconde? Chi a noi ti ha rapito?... Come mai una consuetudine così lunga di vita, una comunione così intima di affetti, di desiderii e di speranze potevan essere spezzate?... Oh! morte, come sei tu avara!! Una vita così innocente, così santa, così utile e così angelica non doveva arrestare l'inesorabilità dei tuoi colpi? O Dio, perché ci hai tu tolto un esempio così efficace di virtù, un maestro così autorevole d'insegnamenti, un amico, un padre così affettuoso, una guida così sicura della vita?...
     Sono scorsi tanti mesi ed ormai due anni, e questo lamento e questo affannoso ricercare duran tuttora. Ed il dolore della morte di lui cresce in proporzione del tempo che passa. Ed io nei primi mesi tanto sentii lo schianto di questa separazione, che credei più volte dover seguire lui presto nel sepolcro; le mie facoltà mentali eran turbate, il mio cuore sanguinava, ed io più non vedeva né sentiva che il mio dolore. Avendo dormito sempre in una camera contigua alla sua, quante notti in quel dormiveglia affannoso e doloroso a cui ormai si eran ridotti i miei sonni, parevami di udire la voce dello zio, che come al solito di notte pregasse Dio ad alta voce e ripetesse giaculatorie latine, ed io balzava impaurito sul letto, tendeva ansioso le orecchie, ma ahimè! quella voce, che io aveva udito in ogni notte, erasi fatta muta per sempre; era vana illusione la mia, ed io ricadeva spossato sul letto, gemendo e chiamando invano lo zio, che più non mi udiva.