Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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Braga vuole ammogliarsi: Un episodio grazioso.
Percorsa l'Italia, si reca a Vienna ed a Parigi.

     Un episodio graziosissimo, che merita di essere raccontato con le sue stesse parole, avvenne durante la sua permanenza a Napoli nel 1851.
     “Viveva a Napoli Maria Lablache, maritata poi a de Coters, bellissima donna ed allieva, nello studio del pianoforte, di Sigismondo Thalberg. Col bravo violinista Ferdinando Pinto e con me, che non ancora uscivo dal Collegio, perché non aveva compiuto i 22 anni, tutti i martedì quella bella giovane faceva i trii di Beethoven e di altri. A poco a poco divenni intimo di quel celebre e simpatico uomo, Lablache, e ogni giovedì pranzavo da lui, perché, come maestrino di contrappunto, avevo il diritto di rientrare in collegio all'ora che mi piaceva. La famiglia di Lablache allora a Napoli si componeva della moglie e di due figlie, la seconda delle quali, col marito Stringer e con un figlio, abitava insieme al padre. Io che anni prima avevo trovata una ricchissima signora che mi avrebbe data in moglie sua figlia, ed ebbi il sangue freddo di ricusare, ben conoscendo la povertà della mia famiglia numerosissima, poco mancò che, senza il buon senso di Lablache, non commettessi una grande corbelleria. (6) M'innamorai pazzamente di Maria ed anche lei corrispondeva al mio amore, tanto che un giorno le dissi di volermi ammogliare con lei. Mi rispose: 'Sì, facciamo subito; domani prima di pranzo andrai a fare la domanda a papà'. Infatti, il giorno dopo, fui a casa di Lablache un'ora prima del pranzo.
     Lo trovai seduto innanzi ad una tavola, con quella sua bella testa spaziosa e buona e con quella sua mole colossale, atteggiato ad un riposo veramente olimpico. Timido mi presento ed a bruciapelo gli dico: 'D. Luigi mio, mi vuoi dare in moglie tua figlia?' A quella schioppettata, quel caro Lablache mi rivolse uno sguardo divino, dolce e buono, e come fa colui, che non vuole udire una cosa, mi disse: 'Cosa dici?' Io gli ripetei la frase, e allora, senza alcun movimento della persona, come un maestro di scuola che deve rimettere sulla buona strada un ragazzo, mi disse: 'Figlio mio, che? sei divenuto pazzo? Così giovane, senza un quattrino, con la tua povera famiglia sulle spalle, pretendi maritarti con mia figlia? Io te la darei volentieri, perché ti voglio bene, ma la esperienza m'impedisce di farlo; sarebbe la tua rovina e quella di mia figlia. Intanto, oggi non mangerai i maccheroni in casa mia, e non verrai più da me, se non mi scrivi che sei pentito di quanto mi hai detto. Maria suonerà solo col violino, poiché il violoncello è troppo pericoloso per lei'. E, ridendo e canzonandomi, mi mandò via. Io per le scale avevo l'aria di un cane bastonato dal padrone. La Maria, maritata col Barone di Coters, rividi a Parigi il 1856, ma tutta cambiata!...”

(6) Così racconta : "A Napoli ero divenuto popolarissimo col mio violoncello e spesso suonavo in una casa abitata da una ricca e cara famiglia, composta di una vedova e di tre figlie assai belle, di me e della mia musica entusiaste. Un giorno, a bruciapelo, la Signora mi disse : Se mi domandate la mano di mia figlia, ve la darò e ci aggiungerò duecentomila ducati. A quella inaspettata proposta, io dissi che pochi giorni prima aveva giurato di non ammogliarmi per soccorrere la mia famiglia assai bisognosa. Ella mi rispose che avrebbe stabilita per essa una buona pensione mensile. Con rabbia le dissi che non accettavo carità da nessuno, e partii tutto furioso. Dopo facemmo pace, e siamo tuttora amicissimi”.