Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Superate non poche difficoltà, e specialmente finanziarie, per l'aiuto di cui gli si era mostrata in principal modo prodiga una bellissima e colta signora sua allieva, che vendette, per generoso impulso perfino i suoi gioielli, si dette a tutt'uomo alla composizione della partitura. Qui comincia, come egli stesso dice, la via crucis della sua carriera di compositore.

Braga a Vienna, il suo incontro con l'Imperatore.

     A Napoli aveva scritta per il Teatro del Fondo, Alina, opera in due atti, che ebbe un successo d'incoraggiamento perché dimostrava in lui un giovane promettente; e pubblico e stampa gli furono benigni; ma quando volle presentarsi con un'opera di maggior polso al teatro di Porta Carinzia, fu tutt'altra cosa. Aggiustati con i guadagni di quell'inverno tutte le sue faccende, soddisfatti i bisogni suoi e della sua famiglia in Giulianova e pagati i piccoli debiti, pensò bene, col poco denaro rimastogli, di tornare a Vienna con la partitura dell'opera. "Cominciarono subito le prove”, così egli scrive, “che venivano continuate in tutti i giorni, e tanto ardore vi misi, che ammalai di forte febbre, e, durante la non breve malattia, fui confortato dall'amico Calamari, e dagli artisti de Bassini e Bettini, e segretamente protetto, perché ero in voce di liberale, dall'ambasciatore Napoletano Principe Petrulla e dal primo segretario di costui, Parabolani".
     “Dopo molte fasi buone e cattive, la prima rappresentazione della mia opera ebbe luogo, e quella sera il teatro era zeppo: c'era anche l'Imperatore che volle conoscermi, mi fece chiamare nel suo palco e mi complimentò con molta cortesia. Dal pubblico fui festeggiato quasi all'italiana, e poi chiamato più volte al proscenio, e specialmente nella cavatina, cantata con vivo sentimento e colorita espressione dalla Medori. Fosse la paura dell'esito o la malattia, quella sera io ero più pallido del solito e sembravo più magro di quello che ero, rendendomi così più interessante. Nel palco del Club, dove trovavasi il Principe di Petrulla, c'era anche il Conte Carlo Henistein, maggiordomo dell'Imperatore: nel vedermi, Egli disse a Petrulla: 'Che giovane interessante e che bella ed invidiabile carriera farà questo vostro compatriota; credo che la fortuna già gli sorride'.