Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     E prosegue: "Divenni intimo di Cecilia Rhoné, ricchissima signora, che volle che io dessi a casa sua concerti, con l'aiuto dei migliori cantanti di Parigi; e, morta lei, continuò a proteggermi la figliuola, Contessa di Riboisière." Fu la Cecilia che fece stampare quei graziosi versi del celebre canzoniere francese Nadaud, musicati da Gounod e con illustrazioni di Chardin. Ed ecco come: "Una sera la Cecilia invitò tutti i suoi amici che, come lei e me, eran nati nel 1829 a pranzare in casa sua pel suo compleanno. Gounod c'era, perché sua moglie era della nostra età, e così molti altri. Per evitare quistioni, quando si sentiva da qualcuno un paradosso, che comunemente noi chiamiamo corbelleria, dicevo sempre: Povero Braga!”. (25)
     Gounod aveva l'abitudine di dire sovente delle cose straordinarie, e mentre pranzavamo, ne disse una forte e subito esclamai: Povero Braga! Nadaud, che si ricordava di quel mio intercalare di trent'anni, si mise a ridere sgangheratamente, soggiungendo che il giorno dopo avrebbe composta una canzone che spiegava tutta la mia vita, intitolata: Povero Braga, charmant Garcon! Gounod subito gli rispose: 'Se tu farai quei versi, io li metterò in musica', e il pittore Chardin aggiunse: 'Ed io ne illustrerò la copertina'. Non solamente fecero le composizioni, ma gentilmente mi mandarono i loro originali. E l'autografo di Gounod lo regalai tre anni or sono all'archivio del Conservatorio musicale di S. Pietro a Majella. Però se ne stamparono solamente cinquanta copie per gli amici intimi della signora Rhonè, perché io non avrei mai permesso che si mettessero in commercio quei versi, in cui l'amicizia di Nadaud aveva esagerate le mie virtù".

(25) Altrove, nelle sue Memorie, dà alla sua esclamazione questo e più vero chiarimento. "In tutte le parti del mondo, dove il mio nome è conosciuto, mi si affibbiava quel Povero Braga. Fin da fanciullo io avevo sentito il bisogno di nascondere, col riso e con quella frase, a tutti le mie pene, i disagi, le disillusioni, i martiri che la mia tanto avventurosa carriera , e la mia così numerosa e bisognosa famiglia mi dettero”. Ed a proposito di questo suo intercalare, Maurizio Barrès cosi scrisse nel 1893 nel Journal: “]' ai connu un musicien, Braga, qui est sùrement un grand violoncelliste, mais s'il revient souvent a mon esprit, c'est surtout comme philosophe. C'est un grand philosophe, a mon goùt; c'est un homme qui a trouvé une formule rare. A tout ce que vous lui dites , il répond 'Pauvre Braga”'. Annoncez-lui une catastrophe de chemin de fer, un deuil, la chute d'une banque, la peste, un mariage: 'Pauvre Braga!' s'écriera-t-il. Et avec une voix si comique, si touchante qu'on voudrait l'embrasser, ce véritable maìtre qui, dans une formule monotone, nous livre le secret de la pitie, de la sympathie, de ces sentiments par lesquels nous communions avec l'humanité. 'Pauvre moi-mème!' s écrie chacun de nous, 'un pareil malheur me pouvait arriver !'.