Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Fra tutti, gli furono principalmente cari i fratelli Vigoni, i Gavazzi ed Antonio Fogazzaro, col quale per molti anni visse in continua, fraterna dimestichezza: non vi era artista celebre che visitasse Milano senza sollecitare l'onore di suonare con Braga, di ambirne il giudizio e di prendere parte a' concerti ed alle matinées, che Egli dava sovente in casa sua alla Via Spiga, dove si raccoglievano artisti, critici musicali, insigni letterati, insomma i più bei nomi che illustravano Milano. E così amato, desiderato, ricercato, visse solo per gli amici; spesso si fece udire col suo violoncello in case private, assai raramente in pubblico, e in tal modo trascorse alcuni anni, se non felice, certo in pace e in tranquillità. La dimora di Milano veniva in alcuni mesi dell'anno interrotta dalla villeggiatura alla sua prediletta Varenna sul Lago di Como, dove passava l'estate, a Pegli sulla Riviera o a Riva Valdobbia, dimora deliziosa ed a lui molto gradita.
     “Quivi, vicino al nostro Monterosa”, è Braga che scrive, “nella sera del mio onomastico (29 Giugno 1903), tutti i villeggianti ebbero la gentilezza di farmi una gran festa. Quei fuochi artificiali, quella illuminazione, quel ballo generale all'aria aperta mi commossero e mi eccitarono al punto che, salito nella mia cameretta, afferrai il violoncello, presi una sedia, corsi in mezzo alla strada e incominciai gli accordi della Preghiera del Mosè: fui assiepato subito da tutti i modesti abitatori di quel paesello, e quando cessò il mio suono, i primi applausi fragorosi con alte grida di gioia mi furono dati da quella cara e povera gente; anzi una giovane, proprio della montagna, corse ad abbracciare questo commosso vecchio. Ma non fui io! Fu il violoncello che non suonavo paganinescamente; fu quella Preghiera del Mosè, che io esprimeva, infondendo al suono tutta l'anima mia e toccando in modo l'istrumento da riprodurre la voce del basso, del soprano, de' cori e del pezzo stesso, che era bello e severo. E quando l'artista tien presente, nel suonarlo, la vera natura del violoncello, ha sempre ragione".