Vincenzo Bindi
Gaetano Braga da' ricordi della sua vita


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     Ognun vede quanto fondo di verità si trovi, fra qualche esagerazione, in questo giudizio di Gaetano Braga, e come in esso si ammiri un alto sentimento patriottico, che molto lo onora e molto ce lo rende simpatico. Con questi principii, che sinceramente, onestamente, ma con rara fermezza, senza mai nulla cedere o transigere, professò fino all'ultimo giorno di sua vita, ognuno potrà facilmente comprendere a quali idealità si fosse ispirato, e quale via avesse tenuta nella composizione delle sue opere teatrali.
     Egli derivò le sue melodie, come innanzi abbiamo detto, dalle più pure sorgenti italiane: la sua musica non è mai superficiale, ma penetra nel fondo dell'anima, ne ricerca le più ascose fibre, la commuove e ad essa parla il linguaggio che chi ha cuore, deve saper comprendere. Scrisse Florimo, e ripetettero gli altri, che Braga ebbe uno stile quasi esclusivamente suo, un'impronta sua propria e che perciò le sue opere teatrali vennero bene accolte e specialmente dal pubblico intelligente. Esse mostrano, nella melodia, spontaneità, espressione ed eleganza, congiunte ad una forma sempre accurata: sopratutto nella musica, come ripetutamente afferma, conservò, senza venirvi mai meno, la sua natura italiana, tenne alte le gloriose tradizioni della scuola napoletana ed ebbe per modelli i buoni maestri, che quella onorarono.
     Chi scrisse, e me lo perdoni l'illustre critico, che le opere teatrali di Braga non raggiunsero quella intensità, che assicura vita duratura ai lavori destinati alla scena, emise un giudizio che, secondo me, deve essere modificato, perché non risponde in tutto a verità. Questa intensità non manca nelle opere del nostro maestro, come non vi mancano la genialità, l'ispirazione, la perfezione dello stile, la potenza drammatica, il gusto squisito, la profonda conoscenza delle leggi dell'armonia: le sue partiture e la sua strumentazione possono servire di modello, e basti citare, Reginella, gli Avventurieri, il Caligola. Queste opere, quando furono rappresentate, ebbero pieno successo di pubblico e di critica, e qualcuna tra esse, come Reginella, più volte, in diversi teatri e con pubblico di gusto diverso, ripetuta ed applaudita con eguale fortuna; l'altra, gli Avventurieri, venne onorata dal favorevole giudizio del più grande e più severo dei musicisti, Gioacchino Rossini.