Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     E' soprattutto per tutte queste ragioni che gli organizzatori concedono ai partecipanti, a fronte di una modesta tassa d'iscrizione, vitto ed alloggio gratis per le quattro giornate di gare, ed un notevole sconto per l'acquisto di carburante e lubrificanti. Sempre la rivista Moto-Ciclismo sottolinea la scarsa vitalità delle associazioni motociclistiche che impediscono una partecipazione ben più nutrita a questo tipo di competizioni: “basterebbe che trenta o quaranta società (delle duecentotrenta ond'è ricco l'elenco dei sodalizi affiliati alla RFMI) riuscissero a formare la loro squadra per conferire brillante vitalità a quello Scudo d'Abruzzo che dovrebbe essere – e che dovrà essere – la prima grande manifestazione della 'ripresa' post-africa”.
     Nella presentazione dell'imminente Scudo edizione 1936 Il Solco (26) non manca di rivolgere parole di rimprovero ai cosiddetti supercritici, cioè gli amanti della velocità: “Vogliamo essere precisi: lo 'Scudo' non è una prova di velocità, non è una gara eccessivamente interessante dal punto di vista spettacolare, ma bisogna riconoscere – egregi supercritici – che agli effetti turistici e propagandistici, essa è l'unica competizione che ha maggior motivo di esistere. […] I paragoni sono odiosi e non vogliamo farli. Vogliamo soltanto rammentare ai supercritici teramani di perdere un po' di tempo a ricercare sulle riviste e sui quotidiani l'elenco dei partecipanti alle gare sia di velocità che di regolarità che si sono svolte in Italia e in Europa nella corrente stagione sportiva. Allora il paragone sarà molto eloquente”.

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(26) Cfr. “Il 2. Scudo d'Abruzzo verso il successo che merita” in Il Solco del 18/7/1936.