Federico Adamoli
Lo Scudo d'Abruzzo. Tra storia e sport
fasti e documenti di una competizione di motociclismo
(1935-1961)


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     La rivista La Moto nel numero del 18 giugno scrive tra l'altro: “Siamo sempre del parere che la 'regolarità' ha tuttora un compito importante e ben definito nel motociclismo italiano. A patto, tuttavia, che gli organizzatori dimostrino una migliore scelta nei percorsi di gara e un criterio più confacente ai tempi nella compilazione dei regolamenti. Il II. Scudo d'Abruzzo tra le gare nazionali di regolarità rappresenta senza dubbio una delle manifestazioni più sentite ed effettivamente di indubbio contenuto tecnico”.
     La rivista Moto-Ciclismo nel numero del 18 giugno sottolinea il valore propagandistico dello Scudo: “ogni spesa fatta da chi deve vendere macchine in pro di questa gara rappresenta un ottimo impiego di capitale; chi spende dieci ricaverà cento: la zona abruzzese è fra quelle che dal punto di vista commerciale maggiormente rispondono: il mercato abruzzese deve essere al più presto conquistato al motociclismo; esso è già stato 'lavorato' bene con le altre manifestazioni; bisogna completare l'opera per poterne a breve scadenza raccoglierne i buoni frutti”. La federazione, nel concedere la disputa del Trofeo Turistico vuole farne rispecchiare “la fisionomia della manifestazione la quale vuole essere e sarà soprattutto una manifestazione turistica: la formula regolaristica adottata dice già di per sé stessa che lo Scudo d'Abruzzo, pur presentando notevole severità, intende conservare il suo aspetto di gara aperta a tutti ed alla portata di tutti. E dicendo tutti intendiamo riferirci in particolar modo ai turisti, cioè a quella vasta categoria di persone che adopera la motocicletta non soltanto per sport o per lavoro ma anche per diletto, cioè per fare delle belle gite, per viaggiare, per vedere, per ammirare, per divertirsi insomma”.