Lettere scritte da Clara Maffei

Lettere scritte da Giannina Milli


Il ritratto fotografico è tratto da: Fotografie della collezione Milli, a cura di Fausto Eugeni, Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, 2002, (Scatti d'Epoca. Collana abruzzese di fotografia storica, vol.4)



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- Donne e conoscenza storica (scheda biografica)
- Letteratura al femminile
- Wikipedia (voce su Clara Maffei)
- Italia Donna
- Quattro chiacchiere nel salotto Maffei

Elena Chiara Maria Antonia Carrara Spinelli, detta Clara, nasce a Bergamo il 13 marzo 1814, figlia del conte Giovanni Battista Carrara Spinelli di Clusone, di idee tradizionaliste e della contessa Ottavia Gàmbara, di idee progressiste. Nel 1820 inizia a studiare nel collegio veronese degli Angeli, ma alla prematura morte della madre si reca a studiare a Milano nel collegio di Madame Garnier.
A soli 18 anni sposa, con matrimonio combinato, il poeta e traduttore Andrea Maffei, di indole immatura e superficiale. Da questa unione nacque una bambina che muore dopo soli nove mesi. Il matrimonio si rivelerà infelice ed i coniugi si separeranno legalmente nel 1846; tuttavia i due resteranno legati da un rapporto di sincera amicizia.


Nel 1835 la casa milanese dei coniugi Maffei inizia ad accogliere personaggi di spicco del mondo letterario ed artistica, dando vita, per oltre un cinquantennio ad uno dei più celebri salotti ottocenteschi, centro di aggregazione della mondanità milanese; dopo la separazione dal marito e dopo i moti del 1848 il salotto della Maffei, che lascia Milano e si trasferisce nella villa di Clusone sposta la sua sede, ed assume i caratteri di salotto politico, oltre che letterario, divenendo un importante riferimento per la fermentazione delle idee risorgimentali. Emerge presto nella vita della contessa una nuova figura, quella del letterato e fervente patriota Carlo Tenca, al quale Clara Maffei sarà a lungo legata sentimentalmente, condividendone le vicende risorgimentali, ma conservando ciascuno la propria autonomia.
Quando Giannina Milli giunge a Milano, accompagnata già da una solida fama, trova nella contessa Maffei una fervida ammiratrice, per la quale serberà un affetto profondo e quasi filiale: Giannina nelle sue lettere, con trasporto, chiama la contessa "mammina". Antesignana delle moderne istanze femministiche, la Maffei esprime dichiaratamente il proprio spirito d'indipendenza: "Io volli almeno acquistare la completa indipendenza delle mie azioni e del mio vivere e potermi dire 'io appartengo a me medesima, e solo io voglio essere giudice del mio operare'. E vinsi, almeno, la schiavitù delle cose convenzionali. è a duro prezzo ch'io acquistai tale libertà; pure è qualche cosa anch'essa quando non si vuole usarla che per bene". Nel 1868, dopo diciotto anni rivede in un salotto il marito Andrea Maffei, che non esiterà ad assistere amorevolmente a Firenze, ad una grave malattia di questi. Dal carattere riservato, colta e dotata di una viva intelligenza, contribuì alla crescita della immagine pubblica della donna. Muore il 13 luglio 1886.


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