Federico Adamoli
Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)


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     A Firenze fu naturale cercare di dare un seguito alla vocazione del Barnabei nell'arte della maiolica ma senza successo (19). Ed ancora facendo affidamento su una certa inclinazione per il disegno egli s'iscrisse all'accademia di belle arti ma fu presto dissuaso dal proseguire per cui non disponendo di mezzi personali sufficienti per sostenersi (20) s'indirizzò alle materie letterarie. Pur a digiuno di studi negli ultimi due anni per le tante distrazioni legate alle vicende politiche che anche a Teramo erano scaturite dalla rivoluzione nazionale Barnabei fu incoraggiato ad intraprendere gli studi universitari sia per il profitto che nella scuola dei Barnabiti aveva dimostrato nelle materie letterarie sia per le parole di elogio ricevute nel salotto della Milli in seguito alla lettura di un suo carme latino scritto in un periodo di grande sofferenza interiore. Fu quindi invitato a partecipare al concorso per l'ammissione alla Scuola Normale Superiore di Pisa (dove pure poteva contare su vitto ed alloggio gratuito) sostenendo un brillantissimo esame. Anche in questo frangente fu fondamentale l'appoggio della Milli che lo segnalò al senatore Silvestro Centofanti (21) rettore magnifico dell'Università di Pisa.
     Dopo l'ammissione venne scelto ed inviato insieme ad altri giovani napoletani meritevoli a visitare l'Esposizione Mondiale di Londra (22) (soggiornando anche a Parigi). Il viaggio gli consentì di visitare i più noti Musei ed il Barnabei poco meno che ventenne mostrava già un certo interesse per l'archeologia (23) per quanto riconoscesse che in quei tempi non disponeva della preparazione che gli poteva consentire di mettere a frutto pienamente l'eccezionale viaggio (24). A Londra incontrò casualmente il generale Ernesto Haug (25) un vecchio garibaldino che aveva conosciuto a Napoli grazie a Pio Mazzoni (26); questi lo presentò a Giuseppe Mazzini (27) la cui conoscenza destò in lui una “profonda impressione” (28).

(19) Giannina Milli si adoperò inutilmente per farlo entrare nel famoso stabilimento fiorentino di porcellana del Marchese Lorenzo Ginori-Lisci tra i più rinomati d'Europa ma essendo rifiutato risultò preclusa ogni concreta possibilità di progredire in questo campo. Per quanto poi le scelte di Barnabei lo indirizzarono prima verso gli studi universitari quindi nel- l'insegnamento ed infine nel mondo dell'archeologia la passione nei confronti della ceramica fu in lui sempre molto viva al punto che intorno al 1870 (quando cioè insegnava a Napoli già da diversi anni ed era ormai ampiamente introdotto nell'archeologia di alto livello) vagheggiava ancora di dedicarsi totalmente ad essa.

(20) Barnabei aveva ricevuto un sussidio di otto ducati al mese per studiare l'arte della maiolica a Napoli. Ma avendo egli deciso di rimanere in Toscana grazie all'interessamento di Raffaele D'Ambra tale sussidio lo aveva potuto mantenere anche a Firenze.

(21) Silvestro Centofanti (1794-1880) letterato toscano dai vasti interessi culturali prima dell'Unità insegnò storia della filosofia all'Università di Pisa dalla cui cattedra fu rimosso con la restaurazione del 1849 ed in seguito reintegrato con la rivoluzione del 1859. Nominato senatore del regno nel 1860 ricoprì la carica di Rettore dell'Università di Pisa fino al 1865. Fu anche autore di tragedie.

(22) Barnabei precisa di non sapere se fu inviato all'Esposizione di Londra a spese del municipio di Napoli o del governo. Il viaggio lo inorgoglì come scrisse nelle Memorie: «Già pensavo ad una certa superiorità innanzi ai miei compagni nella quale mi metteva questo viaggio stesso. Tornato da Londra ed entrando negli studi universitari nessuno dei miei compagni avrebbe potuto vantare come me il merito di aver fatto un viaggio in Inghilterra. […] tutto ciò all'età di venti anni».

(23) Nel corso del 1862 aveva frequentato presso un istituto di perfezionamento di Firenze alcune lezioni di archeologia.

(24) Il viaggio a Londra e Parigi si ripetette 16 anni dopo (nel 1878) quando era ormai diventato un funzionario ministeriale: in occasione dell'Esposizione Mondiale di Parigi fu inviato in qualità di giurato italiano. La trasferta durò diversi mesi e fu di grande importanza perché al ritorno si mostrò completamente trasformato elegantemente vestito sicuro di sé dedicandosi ad una frequentazione assidua del mondo dell'aristocrazia romana.

(25) Ernesto Haug (1818-1888) ufficiale dell'esercito austro-ungarico e successivamente divenuto garibaldino quando nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari in seguito ai quali fu condannato a morte. Esule a Parigi partecipò a Roma alla difesa della repubblica prima come colonnello poi col grado di maggior generale. Ferito nella battaglia di Velletri ebbe la medaglia d'oro. Nel 1866 prese parte con Garibaldi alla campagna del Trentino.

(26) Pio Mazzoni (1828-1889) patriota e medico di Notaresco. Ebbe una vita avventurosa: coinvolto nei moti risorgimentali del 1848 che lo videro carcerato a Napoli e successivamente esule allo scoppio della guerra di Crimea si arruolò come medico nell'esercito turco. Raggiunse il grado di Colonnello-medico e venne insignito dal Sultano della decorazione di cavaliere. Dopo la guerra viaggiò in Africa ed Asia come medico personale di un Pascià quindi rientrò in Italia in seguito ai moti del 1860. Tornato a Teramo fu anche impegnato nella politica come componente dell'amministrazione comunale di Penne e del Consiglio provinciale. I trascorsi in oriente gli valsero come soprannome Il Turchetto.

(27) Giuseppe Mazzini saputa la provenienza di Barnabei raccontò le traversie del suo viaggio in Abruzzo dove si dovette rifugiare con l'uniforme di maggiore della Guardia Nazionale. Barnabei nelle Memorie riporta questo aneddoto particolare: «Ricordo il fatto curioso che uscito dall'abitazione di Giuseppe Mazzini e scorrendo l'elenco dei dispacci telegrafici affissi sui tabelloni nella via ne lessi uno che portava la data di Torino e diceva: “Ieri il generale Garibaldi ha avuto un abboccamento con Giuseppe Mazzini nel bosco di Firenze”. Io proprio allora avevo finito di parlare con Giuseppe Mazzini in Londra a Brompton!»

(28) Così Barnabei si esprime nelle Memorie: «Non occorre dire quale profonda impressione lasciasse in me questa visita; vedo tuttora la bella figura del Mazzini che somigliava pienamente a quella che le litografie ci avevano fatto conoscere con la sua cravatta di seta nera a parecchi giri con la mano sinistra che lisciava la piccola barba con gli oc chi vivissimi proprio seducenti. La mia mente restò così compresa da questo grande avvenimento che non pensai ad altro che a Giuseppe Mazzini».