ROMANZA

Come il sospir de l'esule
Vola al natal suo lido,
Come il suo vol la rondine
Drizza al fecondo nido,
Così, bramoso, indocile,
Su l'ali del desir,
Il pensier mio sospingesi
In grembo a l'avvenir.

E, benchè orrende fremano
Ne l'aer le procelle,
Oltre le nubi ei penetra
A contemplar le stelle;
E ai venti, che sconvolgono
Da l'imo fondo il mar,
Vede serena e placida
La calma sotterrar.

Allor, siccome immemore
D'ogni incresciosa cura,
Canto la pace e il gaudio
Di quella età futura;
E sogno fin che al timido
Voto di questo cor
Rivolga Iddio propizio
Un guardo di favor!

Così, se alfin disperdersi
Vedrò mia speme al vento,
Non su miei fati inutile
Io scioglierò lamento;
Ma rivocando l'estasi
Andrò de i scorsi dì
Ne la gentil memoria
Di un sogno che fuggì.


8 luglio 1852


Alla Società degli Operai di Teramo

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