Cesare Albicini
Commemorazione di Salvatore Muzzi


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     E in verità ben degno di commemorazione e di onoranza è il nome di Salvatore Muzzi. Non rinnoviamo la vecchia disputa campo eternamente aperto ai retori e ai sofisti se l'umile bontà sia da preferirsi alla potenza e alla gloria e se la tranquilla coscienza prevalga ai premj invidiati della rinomanza. Vanissima controversia! avvegna che l'uno e l'altro siano parimenti necessarj a comporre quel cumulo di feroci antitesi che si chiama la vita e tutto sia di lunga mano ordinato per accrescere il mistero che involge il mondo. Ma certo è che il consorzio dei buoni e degli onesti è quel solo che ci rattiene sulle labbra la bestemmia di Bruto e se non ci avvenissimo di quando in quando in qualcuno di loro troppo avremmo a dolerci troppo a patire della lega dei birbanti e dei vili di cui parla il Leopardi. Amiamo dunque anzi idoleggiamo quanto di eletto e di prestante appare talvolta in questa misera scena del mondo e il culto schietto e franco della virtù disacerbi e sollevi lo spirito troppo spesso funestato dallo spettacolo dell'abbiettezza e della nequizia. Salvatore Muzzi ce ne porge oggi buona occasione. La sua memoria è simile al profumo che lascia nel tempio il grano d'incenso arso in pia offerta dinanzi agli altari.
     Ei visse settantasette anni e avrebbe anch'egli potuto dire di esser nato sub Julio allora quando l'Europa sottomessa pendeva più che mai dal cenno del nuovo Cesare Nella primissima infanzia adunque non sentì parlare che di guerre di conquiste di gloria poi di sconfitte di rovine di mutazioni decreti dell'implacabile Nemesi! poi di reazione di assolutismo di occupazioni straniere di nuovi mali apportati dalle vecchie signorie restaurate rimescolio d'uomini e di cose egli cresceva nudrito ai severi ammonimenti e all'esempio dei genitori.