Salvatore Muzzi
Mio padre e mio nonno


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     Né solo ebbe merito come maestro in quella Zola Predosa ma per altri uffici e di necessità e d'elezione che con rara interezza vi adempì. Erano anni assai difficili perché la caduta di Napoleone I. le ardite prove del Murat le scorrerie degli Austriaci per le nostre province la guerra la carestia la fame il tifo pestilente facevano trista quell'età pericolosa la social convivenza. Partiti i francesi fu ratto l'andare e il venire di napolitani e di tedeschi; e gli uni perdevano la speranza di tenersi in questi luoghi e gli altri li conquistavano pel ritornato Pontefice. Dalle terre estensi alle felsinee tragittavano in ritirata (dopo il fatto d'armi a Spilamberto) alcune schiere napolitane capitanate dal Filangeri e soffermavansi alla borgata del Lavino superiore dove ratti i tedeschi del Bianchi inseguivanli fugavanli. In tale stato d'agitazioni e di pericoli il sindaco e il segretario del municipio si nascosero; sicché il Comune di Zola non ebbe che un uomo a sostenerne gli uffici il maestro Giuseppe Muzzi ! — Ei solo a disporre gli alloggiamenti ei solo a fornire le vittovaglie; ministro non servo; accorto non temerario. Compì il dover suo per decoro del municipio senza basse mire senza spirito di parte; curò gl'interessi del Comune non i proprii; spogliò il pomario e l'orto suo per darne i frutti alle soldatesche. —
     Passò quel turbine ma l'anno appresso fu magro il raccolto: l'altr'anno poi (1817) piena carestia. Ahi sventura! Tapinavano i poverelli di porta in porta ad accattare un tozzo di pane dagli agricoltori e dai possidenti delle borgate; ma il pane era scarso e loglioso e veniva spesso dinegato. I meschini erravano lenti a cercare i rifiuti dell'altrui desco; e polenda e focacce di melica s'avevano a gran ventura di poter divorare. Intanto qua e là ne morivano lungo le vie e furono trovati alcuni di loro mancati di fame giù pe' fossi coll'erba in pugno e fra' denti. Miserando spettacolo! Il Muzzi e l'unanime sua consorte rammaricavansi di tanto squallore né potendo soccorrervi del proprio (che già avevano cinque figliuoli) ottennero dal Municipio una buona mano di pane catturato ad un fornaio che il dava scarso; e nettandolo dalla muffa poiché da un mese stava ammucchiato in un magazzino portavanlo per lo paese ai più poveri e vergognosi; e andavano in cerca della miseria gemente ne' tuguri nelle stalle ne' fienili in sozzi bugigattoli; e fin che pane durò in magazzino furono tante porzioni donate ai derelitti per amore di Dio. Né solo pane donavano ma pomi di terra poiché Giuseppe Muzzi li coltivò pel primo nel suo modesto orticello e la raccolta abbondante dispensò a' bisognosi. — Così i miei buoni genitori davano soccorsi e ricevevano benedizioni. — E poiché le spoglie de' trapassati per fame giacevano lungo le vie e mettevan ribrezzo e mala apprensione il mio genitor pietosissimo si porse sollecito a toglier di mezzo cotali oggetti di sgomento; ed avuto un carro da un buon contadino suo conoscente vi caricava que' lagrimevoli avanzi que' magri trofei della morte e copertili d'una stuoia li faceva trarre alla parrocchia seguendoli con alcuni de' suoi discepoli recitando per le loro anime le preci de' morti e dando loro l'ultimo vale mentre un seguace dell'antico Tobia li calava nella fossa. — E l'abate del luogo? — L'abate aveva paura!