Percorso interattivo

Ingresso
Profilo biografico
Gli esordi
I Compagnacci
Madonna Oretta 1
Madonna Oretta 2
Il decennale della morte
Le celebrazioni riccitelliane
La riscoperta di Primo Riccitelli
Caricature d'epoca

L'ideazione del progetto ed il coordinamento artistico è stato curato da Agnese Riccitelli

Servizio fotografico
dell'inaugurazione della mostra
a cura di Lucio De Marcellis


Primo Riccitelli
di
Anna Malveggi Muccioli

Cronaca d'Arte


Link

xoomer.alice.it/aurini/primoriccitelli
Primo Riccitelli (Wikipedia)
www.primoriccitelli.it

Nell'ambito delle manifestazioni celebrative 2006 è stata allestita nella Sala di Lettura della Biblioteca Provinciale "Melchiorre Dèlfico" di Teramo (3-11 agosto 2006) la mostra storica e documentaria dedicata al Maestro Primo Riccitelli (Cognòli di Campli,1875-Giulianova,1941)

Taluno lo ha definito come 'l'ultimo musicista bohèmien' e tale appellativo gli si adatta a perfezione. Egli ha un animo buono e leale. Ciò basta a distinguerlo dall'enorme maggioranza degli odierni compositori di musica che, per farsi un nome e guadagnare quattrini, non esiterebbero a stringere qualsiasi accordo e compiere atti di premeditata atroce ingratitudine. Pessimo amministratore delle ricchezze (che non possiede) e spregiatore dei precetti dei medici, l'autore dei Compagnacci" preferisce fumar buone sigarette anziché empirsi lo stomaco di cibi nutrienti. Quando si trova al verde, sopprime il pranzo ed acquista tabacchi di lusso.


Se poi il periodo di indigenza si aggrava e l'arte musicale reclama da lui tirannicamente un po' di attenzione, egli, non possedendo carta a pentagrammi, si fa dare qualche foglio di carta gialla dal droghiere o dal salumaio, lo riga accuratamente e scrive su di essa le melodie che teme di dimenticare. Ad un simile artista non si può chiedere una continuità di lavoro e neppure una fermezza di propositi. Di fatti, il maestro Riccitelli compone musica ad intervalli, disordinatamente; nessuno è mai riuscito ad incatenarlo e, probabilmente, il giorno in cui egli fosse obbligato a scrivere metodicamente opere e pezzi sinfonici, diventerebbe pazzo o idiota". (Albert Gasco, 1932)

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