Levan gli occhi in attesa.
Appare un vecchio che esce dalle nuvole
E reca in mano il fungo dei chirurghi;
Porta una zucca piena di elisir.
Il suo nome nel libro dei celesti
È sbiadito dal tempo.
La sua grotta contiene cielo e terra,
Nel suo vaso distilla sole e luna.
Percorre il mondo con gioia serena
E si riposa nelle dieci isole.
È intervenuto a feste innumerevoli
Delle pesche immortali. Ha una gran testa
Sopra un piccolo corpo rinsecchito.
È la Stella Polare
Della Longevità.
Arrivava appunto il Dio della Longevità. Salutò l'Imperatore di Giada e si presentò al Buddha per esprimergli la sua gratitudine: "Ero convinto che avremmo ricuperato la pace, quando ho saputo che Laozi si era portato quell'incredibile scimmia nel suo Palazzo del Paradiso dei Beati per trasmutarla. Non avrei mai creduto che riuscisse a sopravvivere. Per fortuna voi avete avuto la bontà di sottomettere quel mostro. Appena ho sentito di questo banchetto, sono venuto per testimoniarvi anch'io la nostra comune riconoscenza. Non ho altro da offrirvi che questo fungo dei chirurghi violetto, questa erba di diaspro, questa radice di loto smeraldino e questo cinabro d'oro."
Come dicono i versi:
Loto e cinabro offerti al saggio dei Sakya,
Il Beato, più antico delle sabbie del Gange.
I tre veicoli offrono gioia eterna
E lunga vita sana i nove gradi.
È il maestro che rifiuta di distinguere,
Domina il Cielo vuoto, patriarca dell'universo.
È nostra fonte di vita e di gioia,
Alto sedici piedi.
Il Buddha ricevette i ringraziamenti con piacere; il Dio della Longevità prese il suo posto a tavola e le coppe ricominciarono a girare. Arrivò poi l'Immortale dai Piedi Nudi, si prosternò davanti all'Imperatore di Giada e si rivolse al Buddha: "Vi siamo profondamente riconoscenti della potenza della legge, che vi ha consentito di vincere la scimmia perversa. Da parte mia non posso offrirvi, con i miei rispetti, che queste due pere e questi datteri."
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