"Furfante, sporcacciona!" urlò Sabbioso, e brandì il suo bastone per assestarglielo sulla testa. Ma la donna sollevò un turbine di vento che si portò via il monaco cinese senza lasciarne traccia. Ahimè, è il caso di dirlo: 
 
     Sfuggire ad una trappola, almeno dilettevole, 
     Per diventare vittima di un'orca spaventevole! 
 
     Se non sapete, in fin dei conti, se la donna fosse umana o malefica, né se il maestro ci lasciò o meno la pelle, ascoltate il prossimo capitolo. 
 
     CAPITOLO 55 
     LO SCORPIONE INNAMORATO 
 
     IN CUI LA PERVERSA DISSOLUTEZZA CARNALE CERCA DI APPROFITTARE DI TRIPITAKA, MA LA SUA GIUSTA E SERENA NATURA PRESERVA L'INTEGRITÀ DEL SUO CORPO. 
 
 
     Come ci ha narrato il racconto, Scimmiotto e Porcellino, mentre si apprestavano a ricorrere alla magia per immobilizzare le dame di corte, udirono all'improvviso il mugghiare del vento e il grido di Sabbioso. Volsero la testa, e il monaco cinese era scomparso. 
 
     "Chi lo ha portato via?" chiese il Novizio. 
     "Una donna ha sollevato il colpo il vento e ha rapito il maestro" rispose Sabbioso. 
     Scimmiotto balzò sulle nuvole e scrutò nelle quattro direzioni facendosi solecchio con la mano: verso nord ovest vide un turbine di polvere che si allontanava. 
     "Fratelli!" gridò subito. "Venite su, inseguiamoli!" 
     Porcellino e Sabbioso gettarono precipitosamente i bagagli sul dorso del cavallo e tutti insieme con un sibilo salirono in cielo. 
     La dame del regno dei Liang dell'Ovest, sbigottite, caddero in ginocchio nella polvere: "Sono arhat che salgono in cielo in pieno giorno: vostra maestà ha visto con i suoi occhi. Quel fratello imperiale dev'essere un monaco della Meditazione che ha conseguito il Tao: i nostri occhi terrestri non hanno saputo riconoscerlo, e l'hanno scambiato per un bell'uomo qualunque del paese di mezzo. Ci siamo sbagliate, le nostre speranze non avevano fondamento. Vogliate risalire in carrozza; sarà meglio che ritorniamo a casa." 
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