Il Terremoto nella Marsica del 1915


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Dormi Bambina!

     Sotto il lenzuolo candido di neve,
     che ricopre il villaggio desolato,
     s'ode fra i sassi una vocina lieve
     di bimbo a mezzo vivo.... e sotterrato.

     Intorno intorno, ne la notte bruna,
     veggonsi morti... orribile fetore
     sale a le nari: un raggio de la luna
     stigmatizza la scena nel mio cuore.

     Chi ti scosse da l'imo del tuo seno,
     terra ubertosa., un demone od un dio?
     terra nefasta, che racchiudi in seno
     di tante vite l'ultimo desio?

     Frattanto, al tenue suono del lamento,
     che perdura solenne sotto il gelo,
     andiamo presti... senza dire accento...
     trepidanti... anelanti... il bianco velo,
     che funereo ricopre la rovina,
     da noi si scosta... appare una bambina.

     Ella dorme in quest'ora: il capo biondo
     posa sul guancialino di batista;
     presso il mio bimbo posa. In un giocondo
     riso d'angeli dormono: la vista
     io porto ancora del macabro obietto;
     ella sorride, inconscia, nel suo letto.

     Virginia Pincellotti-Poce

Terremoti!

     In pochi anni cataclismi a Scutari, in Calabria, in Sicilia, nuove convulsioni telluriche in Calabria, a Reggio, a Messina, ed ora nella Marsica. E con il terremoto, la morte e il mortale dolore, le lagrime amare nell'impotenza di prevenire e di debellare l'immane mostro, che invano la primitiva arte giapponese circonda d'orridi e deformi appellativi. Quanti disastri, quanti gemiti a un capriccio della natura! Märo o Mortura: la fredda ispiratrice di Eraclito, o la cupa dea che dallo «sterminator Vesevo» fa irridere «alle umane sorti progressive»? Per quanto l'antica Cibele apparisca lieta nel suo manto ricco d'erbe e d'animali, carezzata da un mare sempre azzurro sorriso da un cielo palpitante di costellazioni e di sogni; per tanto, per vivere, per rispondere ai misteriosi amori della fredda Selene, o ai baci infocati del sole, dev'essere in convulsioni continue. Simile al mare — l'infinito vivente di Michelet — la stasi, la quiete completa, segnerebbe per lei la morte, o il freddo dell'immensa notte polare, anche nelle sue ardenti viscere in sussulto e pur creatrici di nuove forme e di nuovi amori... Non un attimo quindi, per lei, in perfetto riposo. Ora si compiace di datare gli uomini con deboli tremori, ora con terribili ululi o schianti che portano il terrore per leghe, con un'eco che oscilla spesso per mesi interi...