"Non parlarne più, ti prego. Mi sento proprio avvilito, escluso dal genere umano. Non sarò mai più così sconsiderato. Dovessi rompermi le ossa e consumarmi le spalle sotto i carichi, seguirò il maestro fino al paese dell'Ovest."
"Ora sei ragionevole" approvò Tripitaka.
Il Novizio li guidò alla strada maestra. Dopo un bel po' che camminavano, videro un'alta montagna che sbarrava il passaggio. Tripitaka tirò le redini e posò il frustino.
"Discepoli" disse, "attenti a quella montagna: temo che ospiti diavoli ed esseri malefici pronti a nuocere."
"Siamo qui in tre, davanti al vostro cavallo" replicò Scimmiotto. "Quale mostro può farvi paura?"
Rassicurato, il reverendo riprese il cammino.
La montagna era magnifica:
Alta montagna dai ripidi fianchi
Che maestosa domina il paese:
Le radici piantate nel Kunlun
E la cima svettante nelle nuvole.
Sui ginepri si posano le gru
In bianche piume, ed i gibboni scuri
Saltan fra i rami reggendosi a liane.
Sul bosco verde chiaro si riflettono
Raggi di sole e fanno evaporare
Brume in lente volute. Si alza il vento
Dai profondi burroni e in movimento
Mette soffici nubi [...]
Vedi fiori sbocciare ed appassire.
È la superba cima uno spettacolo
Di picchi aguzzi su cui corron nuvole.
"Cari discepoli!" esclamò allegro Tripitaka dall'alto della sua cavalcatura. "Da quando sono partito per l'occidente ho attraversato molti paesaggi montuosi; ogni volta c'era almeno qualche elemento sinistro e minaccioso, niente di simile al bellissimo spettacolo che ci offre questa montagna. Può darsi che dipenda dalla prossimità al Monastero del Colpo di Tuono; se fosse così, dovremmo incominciare a prepararci per incontrare con decoro e raccoglimento il Reverendo di tutti reverendi."
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