Wu Cheng'en
VIAGGIO IN OCCIDENTE


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     Facile a dirsi! Come contava di fare? Rimuginava: "Questi diavoli non mi hanno mai visto, ma hanno sentito parlare di me in modo da metter paura. Posso cercare di trarne partito e di metterli in rotta con qualche fanfaronata. Dopo tutto, che funzioni o no sta scritto nel nostro destino. Se i benefici che i santi monaci del Paese di Mezzo devono ricavare dalle scritture che cerchiamo sono davvero così importanti, qualcuno o qualcosa mi aiuteranno. Se invece son tutte balle e il nostro destino è di non venirne a capo, non riuscirò a infinocchiare questa gente; ma non farà differenza finir male qui, o in qualsiasi altro posto."
     Mentre rifletteva continuava allegramente la sua marcia, battendo le tavolette e suonando la campanella. Quando fu all'altezza della prima linea, gli alfieri dissero: "Eccoti qua, Sfondavento." Lui non aprì bocca e tirò dritto.

     Le guardie della seconda linea lo fermarono e chiesero: "La vostra pattuglia si è imbattuta in quel famoso Scimmiotto?"
     "Certo, io l'ho visto. Stava aguzzando un palo."
     "Che faccia aveva? Di che palo si trattava?" chiedevano i mostri allarmati.
     "Se ne stava accovacciato in riva al torrente, come un esorcista. Ma rizzandosi in piedi era alto più di dieci tese. Aveva in mano una sbarra di ferro lunga come un palo, del diametro di una tazza. Spruzzava acqua fino alla roccia dell'altra riva, strofinava la sua arma e borbottava: 'Palo mio, è molto tempo che non ti adopero. Tu mi spiaccicherai centomila mostri, non ne lascerai vivo nemmeno uno. E io provvederò ai loro tre capi e te li offrirò in sacrificio.' Penso che quando l'arma sarà ben pulita incomincerà da qui, dai diecimila dell'avanguardia."


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